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Le reazioni in tutto il mondo all’attentato contro Charlie Hebdo

Continuano le manifestazioni, veglie e vignette in solidarietà con le vittime e per difendere la libertà di espressione. Dal governo francese e da privati anche finanziamenti al settimanale per non fermare la pubblicazione

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La solidarietà dei giornalisti iracheni a Charlie Hebdo 

Mostrando cartelli con scritto “Je suis Charlie”, molti giornalisti iracheni hanno organizzato nelle loro redazioni delle manifestazioni per condannare l’attacco terroristico in Francia.

In questo momento di dolore per la Francia, un gruppo di cronisti iracheni si è riunito davanti al centro culturale francese di via Abu Nawwas a Baghdad in segno di solidarietà con i mezzi d’informazione francesi.

I giornalisti iracheni sono molto sensibili alla questione degli attacchi terroristici contro i mezzi d’informazione e, allo stesso tempo, vogliono ricordare al resto del mondo che anche in Iraq i reporter sono nel mirino dei terroristi.

Nel 2014 sono stati uccisi 28 giornalisti iracheni, la maggior parte di loro lavoravano nei territori occupati dal gruppo Stato islamico. Altri 26 giornalisti di Mosul, la città occupata dal gruppo jihadista, sono nella lista nera dell’organizzazione. Tutte le tv e le radio di questa città, la terza più grande dell’Iraq, sono diventati dei media center dello Stato islamico, quindi le uniche notizie che ricevono gli abitanti di questa zona sono i video dei massacri commessi dai jihadisti.

Gli account Twitter e Facebook di molti giornalisti iracheni sono pieni di vignette che mostrano delle matite a caccia di terroristi mascherati: è un modo per dire che il terrorismo non è una questione locale, ma è una minaccia internazionale contro la libertà d’espressione.

(Traduzione di Francesca Sibani)

Un gruppo di giornalisti iracheni davanti al centro culturale francese di Baghdad, 8 gennaio 2015.
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