08 maggio 2013 14:15
Novara, marzo 2010. (Francesca Leonardi, Contrasto)

Il requisito principale per essere cittadini italiani è avere il padre o la madre italiani.

La cittadinanza è una condizione che lega un individuo e uno stato, e comporta diritti e doveri. Tra i diritti ci sono quelli civili come la libertà personale o l’uguaglianza di fronte alla legge, quelli politici come il diritto di voto o la possibilità di ottenere incarichi pubblici, e quelli sociali come il diritto alla salute e al lavoro. Tra i doveri c’è la fedeltà allo stato, che in certi paesi può tradursi nel servizio militare obbligatorio.

Chi non ha la cittadinanza del paese in cui si trova è straniero (se è cittadino di un altro paese) o apolide (se non ha nessuna cittadinanza).

I princìpi su cui si basano gli stati per concedere la cittadinanza agli stranieri residenti sul proprio territorio sono fondamentalmente tre: ius soli, ius sanguinis e ius domicilii. Ma le leggi che applicano questi princìpi cambiano da paese a paese.

Ius sanguinis (diritto di sangue): in base a questo principio la cittadinanza di uno stato spetta ai figli dei suoi cittadini (e in certi casi anche a discendenti più lontani), a prescindere dal luogo in cui nascono. La cittadinanza italiana si basa principalmente su questa regola.

Ius soli (diritto del suolo): in questo caso la cittadinanza spetta a tutte le persone che nascono sul territorio dello stato, indipendentemente dalla cittadinanza dei loro genitori.

Ius domicilii (diritto del domicilio): la cittadinanza è concessa a chi risiede stabilmente nel territorio di uno stato. La durata minima del periodo di residenza cambia da paese a paese: in Belgio è di tre anni, in Austria o in Spagna di dieci.

Si può diventare cittadino di un paese anche per iure communicatio, cioè attraverso la trasmissione della cittadinanza da un componente all’altro all’interno di una famiglia (per esempio, con il matrimonio o l’adozione).

Altri modi per diventare italiani

I figli di persone non identificate, di apolidi, o i figli di stranieri che non prendono automaticamente la cittadinanza dei genitori diventano cittadini italiani se nascono in Italia (iure soli).

Gli stranieri che hanno antenati diretti italiani possono diventare italiani se sono nati in Italia o se risiedono nel nostro paese da almeno tre anni.

La cittadinanza spetta anche agli stranieri maggiorenni adottati da italiani e residenti da cinque anni in Italia, e agli stranieri nati in Italia che mantengono la residenza nel nostro paese fino a quando diventano maggiorenni.

In base alla legge attuale gli immigrati possono chiedere la cittadinanza italiana se hanno avuto la residenza in Italia per almeno dieci anni consecutivi. Una volta ottenuta la cittadinanza possono trasmetterla ai loro figli.

Quindi, uno straniero che arriva in Italia da adulto può ottenere la cittadinanza dopo dieci anni. Invece se nasce in Italia deve aspettarne diciotto.

La ministra dell’integrazione Cécile Kyenge vorrebbe cambiare la legge sulla cittadinanza dando più peso allo ius soli: cioè vorrebbe che fosse più facile ottenere la cittadinanza italiana per chi nasce in Italia.

La cittadinanza nel resto d’Europa

Nella maggioranza dei paesi dell’Unione europea, le leggi per attribuire la cittadinanza mettono insieme ius sanguinis, ius soli e altre condizioni come la presenza prolungata nel paese, la conoscenza della lingua, una fedina penale pulita, la frequentazione di scuole nazionali. Ci sono differenze per quanto riguarda i requisiti, i vincoli e le procedure.

La legge francese prevede che i figli di immigrati ottengano automaticamente la cittadinanza quando diventano maggiorenni, se sono nati in Francia e hanno vissuto lì per almeno cinque anni. La procedura può anche essere anticipata: a sedici anni serve una dichiarazione della persona direttamente interessata, a tredici anni una richiesta dei genitori.

In Germania se uno dei due genitori vive legalmente sul territorio da almeno otto anni può ottenere la cittadinanza per i figli alla nascita.

In Spagna diventa cittadino chi nasce da padre o madre spagnola oppure chi nasce nel paese da genitori stranieri di cui almeno uno nato in Spagna.

Il Regno Unito, a determinate condizioni (si deve possedere l’indefinite leave to remain oppure il right of abode), concede la cittadinanza a chi nasce sul suo territorio da una persona che risiede legalmente nel paese.

Lo ius soli non è previsto a Cipro, in Danimarca, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia e Svezia.

(Anna Franchin)

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