20 aprile 2015 10:59

Commentando la strage di ieri, il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi ha scritto un tweet: “Niente demagogia almeno oggi. La battaglia di tutti deve essere contro i trafficanti di esseri umani. Sono i nuovi schiavisti”. Poco prima in conferenza stampa aveva definito i viaggi in mare “la tratta del ventunesimo secolo”.

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Il premier, che alla fine del 2014 ha deciso di chiudere l’operazione Mare nostrum lanciata dal suo predecessore Enrico Letta, sembra confondere gli effetti con le cause.

Non sono gli scafisti a costringere i migranti a partire, ma le situazioni di guerra e persecuzione politica che questi ultimi vivono nei propri paesi. Se prendono i barconi rischiando di morire in mare è perché non hanno altra scelta: a un profugo siriano che fugge dalle bombe non è permesso chiedere un visto in un’ambasciata europea, così come una ragazza o un ragazzo eritreo che scappano dalla dittatura e dalla leva a vita non possono prendere un aereo, ma devono attraversare prima il deserto e poi il mare per cercare asilo in Europa.

Gli scafisti – gli “schiavisti moderni” – sono il sottoprodotto della politica di chiusura dell’Unione europea. Il cui principale obiettivo – ribadito ieri dallo stesso Renzi – è “bloccare le partenze”, anziché offrire rifugio a chi ne ha bisogno (e diritto).

Se gli scafisti si arricchiscono è anche per colpa nostra. Che abbiamo deciso che l’Europa è aperta solo a chi ha certi passaporti, mentre gli altri “devono restare a casa loro”, anche se “a casa loro” non hanno più una casa.

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