29 settembre 2011 00:00

Un professore universitario ricorda alla platea che l’università di Victoria, in Canada, è stata costruita sulle terre di una popolazione indigena (i songhee). Chi assiste alla conferenza – sostenitori della causa palestinese – sa già di cosa si parla. Sanno tutto dell’espulsione delle tribù indigene dalle loro terre e della loro lotta contro le istituzioni.

In attesa del mio intervento, ascolto le storie che mi vengono raccontate. Un uomo molto ricco (bianco) aveva delle grandi barche, che servivano a pescare grandi pesci. Il problema è che quella regione era rivendicata da una popolazione indigena. L’uomo molto ricco non ascoltava le loro proteste. Così, un giorno, alcuni indigeni sui loro kayak hanno tagliato le reti da pesca. I membri di un’altra tribù, gli squamish, sono invece diventati molto ricchi affittando le loro terre allo stato.

Alcuni uomini ricchi hanno costruito lì grandi palazzi, ma quando il contratto è scaduto gli squamish si sono rifiutati di rinnovarlo. C’è stato un processo e oggi finalmente gli indigeni sono pagati in base al valore reale della terra. Molti dei senzatetto che girano per le strade di Vancouver e Victoria sono indigeni. Evidentemente sono stati meno fortunati degli squamish.

Dopo il mio intervento alcuni attivisti mi hanno chiesto come mai gli israeliani portano avanti una politica così miope. “Perché la maggior parte di loro è convinta, a torto, che riusciranno a fare quello che voi canadesi avete già fatto”, ho risposto.

*Traduzione di Andrea Sparacino.

Internazionale, numero 917, 30 settembre 2011*

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