03 maggio 2013 09:00

Portavo mia figlia in biblioteca quando neanche camminava, consumavamo una favola a sera e a otto anni aveva letto Harry Potter. Ma ora, a dodici anni, devo implorarla perché legga qualcosa che non sia imposto dalla scuola. Dove ho sbagliato? –Beba

Potrei risponderti con una sola frase: benvenuta nell’adolescenza. E invece ti svelerò una cosa che non ho mai detto a nessuno: io soffro di dislessia. Niente di grave, ma abbastanza da farmi leggere più lentamente degli altri, perché il mio cervello deve costantemente rimettere in ordine questi strani grovigli di lettere che si trova davanti. Così da piccolo non leggevo quasi niente.

Mio marito invece (oggi sono in vena di rivelazioni) è dotato di un super potere: la lettura supersonica, cioè la capacità di leggere un libro in poche ore. In più, con una madre professoressa di lettere, è cresciuto nell’amore per la lettura. Ebbene, indovina chi di noi due è diventato un giornalista? Chi ha scritto un libro? E chi continua faticosamente a leggere tomi interminabili (ho appena finito

1Q84 di Murakami)? Ovviamente io.

Mio marito legge al massimo la lista degli ingredienti sulla scatola dei cereali. Tutto ciò per un motivo molto semplice: a me piace leggere e a lui no. Alla faccia della dislessia e della professoressa. Perché è dovere dei genitori creare un ambiente dove si discute, ci s’interroga, s’impara. Ma poi è diritto dei figli scegliere come coltivare la propria cultura.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it