10 dicembre 2008 00:00

“Lei è un bugiardo, le sue cifre sono false”, “Non è vero, sono corrette”. Mercoledì 2 maggio, tra le 21 e le 23.50, poco più di diciassette milioni di francesi hanno seguito in diretta il dibattito televisivo tra Nicolas Sarkozy e François Hollande. Quasi tre ore in cui i candidati hanno parlato di tutto, dall’immigrazione al fisco, dalla disoccupazione all’energia nucleare. Un dibattito preparato in ogni minimo dettaglio: il tipo di sedie, la distanza tra l’uno e l’altro, la temperatura dello studio.

Al centro c’erano due giornalisti, due volti noti della tv francese, Laurence Ferrari di Tf1 e David Pujadas di France2. Hanno garbatamente rivolto le domande ai due candidati e timidamente cercato di far rispettare i tempi. Intanto, nella redazione di Owni, un sito di informazione francese, c’erano quattro giornalisti tra i 22 e i 29 anni che davano vita al Véritomètre, una sorta di macchina della verità in diretta e su Twitter.

Appena uno dei due candidati citava un numero (il debito pubblico francese, le centrali attive in Francia, i soldati presenti in Afghanistan), la redazione del Véritomètre verificava l’informazione, incrociava le fonti, se aveva dei dubbi chiedeva ad altri utenti, e nel giro di pochi minuti twittava il responso: correct, incorrect, imprécis, e quando il dato non era giusto riportava quello esatto, con tanto di link alla fonte. Chi seguiva il dibattito poteva così farsi un’idea in tempo reale dell’attendibilità dei due candidati. Hanno scritto 54 tweet, quasi uno ogni tre minuti.

Per la cronaca, l’indice di credibilità di Hollande è stato del 58 per cento, quello di Sarkozy del 47. A tutti quelli che si ostinano a ripetere che non è possibile fare del vero giornalismo in soli 140 caratteri, bisognerebbe chiedere chi erano i veri giornalisti durante il dibattito tra Hollande e Sarkozy: se i due mezzibusti televisivi molto sorridenti e quasi muti o i quattro ragazzi del Véritomètre con i loro tweet.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it