23 settembre 2012 15:28

Thom Yorke a Roma. (Henry Ruggeri, Vivo Concerti).

Ormai i Radiohead hanno fatto pace con i propri demoni. Per capirlo basta vedere come si muove Thom Yorke sul palco. Come balla. Come sorride e perfino scherza con il pubblico nel suo italiano stentato. Ecco, è proprio ragionando sul comportamento del suo frontman che si può capire com’è cambiata in questi anni la band di Oxford. Se negli anni passati colpiva per l’urgenza espressiva costante, ai limiti della sofferenza, oggi è diverso.

I Radiohead stupiscono per la loro capacità di tenere il palco, di saper giocare con gli arrangiamenti e la scenografia con un’autorità da veterani. Non sono più i rockettari alienati di Ok computer, né gli sperimentatori post-apocalittici di Kid A e Amnesiac. Ma una band che, pur continuando nella sua ricerca sonora con ostentata cocciutaggine, è del tutto in pace con se stessa.

Sono passate da poco le 21.30 quando i Radiohead salgono sul palco dell’ippodromo delle Capannelle di Roma. Un concerto atteso e sospirato, dopo il rinvio del tour italiano dovuto all’incidente di Toronto, nel quale è morto il tecnico Scott Thomas.

Accolti dagli applausi, i cinque imbracciano gli strumenti e attaccano Lotus flower, il “singolo” di The king of limbs. Veloce e molto più tirata rispetto alla versione in studio. Segue una Bloom, per me il pezzo migliore dell’ultimo album, un po’ troppo compassata.

La prima cosa che si nota è il palco: forse è il più bello che il gruppo abbia mai avuto. Dietro ai musicisti campeggia uno schermo orizzontale, che spara luci colorate, mentre altri schermi più piccoli vengono calati dall’alto e mostrano i primi piani di tutti i componenti della band.

Dopo una buona esecuzione di 15 step e Weird fishes/Arpeggi, arriva la prima chicca. Kid A, tratta dall’omonimo disco, è guidata da un cantato distorto e meccanico, prima di aprirsi alle digressioni ritmiche del bassista Colin Greenwood e dei ben due batteristi Phil Selway e Clive Deamer.

Passata la prima parte, il concerto decolla. Ecco una devastante Good morning Mr. Magpie e la sempre bella There there, con i chitarristi Ed O’Brien e Jonny Greenwood che si trasformano in percussionisti tribali. Anche The gloaming si conferma come uno dei pezzi migliori dal vivo.

Il pubblico, a tratti rumoroso e un po’ distratto, sembra comunque rapito dall’esibizione. La voce di Thom Yorke, con i suoi saliscendi, sa graffiare e accarezzare. Come in Nude, dove riesce ad esaltarsi quasi con un po’ di civetteria o nella struggente Pyramid song. Feral e Idioteque regalano invece il momento più puramente elettronico e selvaggio, alzando il livello dei decibel.

Nei bis succede una cosa curiosa, che però non è una novità per chi ha già seguito i Radiohead dal vivo. Exit music (for a film), ballata crepuscolare estratta da Ok computer, riesce a zittire letteralmente 25mila persone. Molti fino a un minuto prima stavano ballando e cantando. Ma quando Yorke prende in mano la chitarra acustica e comincia le strofe della canzone, tutto si ferma.

The daily mail, una “protest song” in salsa oxfordiana, viene dedicata a Silvio Berlusconi con un po’ di facile ironia. Mentre la scontata ma immancabile Paranoid android lascia finalmente spazio a un assolo di chitarra di Jonny Greenwood.

La chiusura, dopo la brillante Reckoner, è affidata ai loop elettronici di Everything in its right place. Ancora una volta un pezzo costruito sul ritmo, più che sulla melodia. I Radiohead ormai sono indirizzati su questa via. L’elettronica è una componente se possibile ancor più fondamentale della loro musica. Le virate pop di In rainbows probabilmente sono state una parentesi. E non è un caso se le parti migliori del concerto, Exit music a parte, siano state proprio quelle più elettroniche.

Qualcuno potrebbe accusare i Radiohead di essere troppo cerebrali. Non sarebbe la prima volta, tra l’altro. Ma come tutte le grandi band, i cinque di Oxford seguono un percorso che poco o nulla ha a che fare con le richieste del pubblico. E fanno della ricerca sonora la loro ragion d’essere, sempre e comunque. E a giudicare da come si divertono a farlo, questa condizione non cambierà. Prendere o lasciare.

Scaletta

  1. Lotus flower

  2. Bloom

  3. *15 step *

  4. Weird fishes/Arpeggi

  5. *Kid A *

  6. *Morning Mr Magpie *

  7. *There there *

  8. The gloaming

  9. Separator

  10. *Pyramid song *

  11. Nude

  12. Staircase

    • I might be wrong *
  13. *Planet telex *

  14. Feral

  15. Idioteque

Encore 1

  1. Exit *music (for a film) *

  2. *House of cards *

  3. *The daily mail *

  4. Myxomatosis

  5. *Paranoid android

  • Encore 2

  1. *Give up the ghost *

  2. Reckoner

  3. Everything in its right place

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