illustrazione di marta lorenzon

Mentre si avvicina riconosco il passo calmo e deciso che distingue Beatrice Rana anche sul palcoscenico quando si avvia verso il pianoforte. Ci incontriamo in un’osteria del quartiere Prati, un angolo tranquillo chiuso tra due viali molto animati, giusto una settimana prima della partenza di Rana per New York. Il suo debutto con la New York Philharmonic nel primo concerto di Čajkovskij è stato acclamato dai critici, che ne hanno lodato l’intensità lirica e il pianismo libero da ogni ansia.

Rana, 29 anni, ha da poco presentato a Roma il festival Classiche forme, che ha creato sei anni fa a Lecce e nel territorio salentino: una settimana di concerti cameristici a luglio in luoghi insoliti e bellissimi: frantoi, masserie, anche campi di ulivi.

“Per me è un’opportunità di restituire qualcosa alla mia terra. Sono cresciuta in una città molto attiva culturalmente”, spiega, “con i concerti dell’orchestra sinfonica, con pianisti come Krystian Zimerman e Grigorij Sokolov invitati alla società cameristica e con l’opera al Politeama Greco. Oggi invece la vita musicale è del tutto spenta e per i ragazzi che studiano a Lecce non ci sono opportunità; gli appassionati migrano a Bari per ascoltare la musica sinfonica e l’opera”. Per quanto ardita, l’idea del festival ha avuto successo: “Il pubblico locale è arrivato in seconda battuta, ma sono felice che ora Classiche forme diventi parte del calendario cittadino”.

Resto qui

Rana è cresciuta ad Arnesano, un piccolo paese vicino a Lecce, e a scuola ha sempre avuto amici estranei all’ambiente musicale. La famiglia l’ha aiutata a non sentirsi diversa dagli altri: “I miei compagni erano incuriositi dalle mie strane assenze, partecipavo ai concorsi già a 5 anni, dal seggiolino nemmeno toccavo terra con i piedi”. Crescendo ha continuato a vivere in un curioso limbo tra passione e professione. La svolta è arrivata verso i diciassette anni: dopo un paio di insuccessi ai concorsi, il suo carattere da perfezionista ha prevalso: “Mi sono detta: questa cosa o la faccio al livello che dico io o cambio mestiere. Poco prima della maturità è arrivata la vittoria al concorso pianistico internazionale di Montréal”. Nel 2013 la conferma con il secondo posto al concorso creato dal pianista Van Cliburn, che si tiene ogni quattro anni a Fort Worth, in Texas. Rana non si è più fermata: concerti, debutti, un importante contratto discografico, copertine, interviste.

“I concorsi sono stati fondamentali: anche se vengo da una famiglia di pianisti, non avevamo contatti con direttori o grandi orchestre. Dopo aver vinto a Montréal ho affrontato il Van Cliburn con grande tensione. È un concorso importante, molto esposto mediaticamente, e sapevo di dover ottenere un piazzamento”.

Nel frattempo c’era stata la Germania, quattro anni trascorsi alla prestigiosa Hochschule für Musik di Hannover. “Quello che succede in Germania non ha confronti, è il risultato di una passione nazionale per la musica che vorrei ci fosse anche qui. Con una retta semestrale di 200 euro a scuola potevo fare lezione senza limiti di tempo con il mio maestro, Arie Vardi. La scuola era aperta fino a mezzanotte, gli strumenti perfetti, mezzi pubblici, treni, concerti, sport, tutto gratuito. Avevo a disposizione anche un tecnico per le registrazioni audio-video”.

Il rovescio della medaglia era l’ambiente grigio di una città molto diversa da Lecce. Così quando il pianista Benedetto Lupo è diventato docente ai corsi di perfezionamento di Santa Cecilia, a Roma, Beatrice prima ha esitato, poi si è trasferita nella capitale. “Per andare all’Accademia in via Vittoria ho preso la metropolitana fino a piazza di Spagna. Ho ritrovato la scalinata di Trinità dei Monti, il sole, le palme. Ho pensato: resto qui”.

Arriva la carbonara, un vistoso strappo alla dieta della pianista. “Siamo come gli sportivi, più si avvicina il concerto più mangiare diventa solo assunzione dei corretti nutrienti: il tuo pranzo, con proteine e verdura già è più accettabile. Il giorno del concerto pranzo tardi, così prima di suonare mi basta una banana o un piccolo panino”.

La sua è una famiglia salentina atipica, senza passione viscerale per la cucina. Poi ci sono il perfezionismo di Rana e la spinosa questione delle mani. “Oltre all’assicurazione servono tante accortezze quando si cucina, si stira, con le portiere dell’automobile, soprattutto con le valigie molto pesanti. A volte penso ai cantanti lirici, che si portano lo strumento dentro. Li ammiro molto e mi dispiace che né io né mia sorella Ludovica, che è violoncellista, sfruttiamo a pieno l’esperienza di mio padre in teatro. Quando ho accompagnato il baritono Luca Salsi in “Cortigiani vil razza dannata” dal Rigoletto i consigli per la diteggiatura di mio padre hanno funzionato così bene che mesi dopo Salsi mi ha chiesto di spiegarli al suo pianista!”.

Si lamenta degli stereotipi con cui viene raccontata la vita dei concertisti, che trasmettono un’idea falsata: “Luoghi e incontri meravigliosi, abiti lunghi, lusso. È solo una minima parte della mia vita. In realtà di rado riesco a visitare i luoghi dove suono, sono stata decine di volte a Londra e non ho mai avuto tempo di andare al British museum. I viaggi intercontinentali sono i più difficili, ore di silenzio tagliata fuori dalla famiglia e dagli amici per il fuso orario, in cui sono troppo stanca perfino per leggere. Il mestiere oltre alla tecnica pianistica vuol dire anche imparare a gestire quelle situazioni”.

Rana è un’organizzatrice minuziosa, ha escogitato delle tecniche per “procacciarsi il cibo” dopo i concerti, quando nelle città è tutto chiuso, ed è diventata un’esperta nell’organizzare viaggi comodi. Programmare il calendario è un lavoro complesso. “Con ottanta date all’anno sono una persona fortunata, ma di sicuro non posso alzarmi una mattina e cambiare idea. Tutto è programmato anni prima e a volte gli impegni presi non rispecchiano più quella che sono. Guardando il prossimo triennio provo a dire dei no, ma è difficilissimo”. Non è difficile invece sapere chi ha l’ultima parola. “Decido io. Anche la cerchia dei consiglieri è ristretta: la famiglia, specie mia madre, il mio compagno Massimo Spada – avevo detto ‘mai con un pianista’ ed ecco com’è andata! - poi Benedetto Lupo, il mio maestro, forse un paio di amici”.

Rallentare

Gli argomenti si accavallano mentre arriva il caffè: le nuove sonate di ­Beethoven da studiare, la montagna, scoperta di recente grazie a Spada, “una vacanza in Val d’Aosta che mi ha avvicinato sul piano visivo alla musica di Mahler, suggestioni che per me finora sono sempre state legate al mare”. Beatrice ai dischi preferisce sicuramente la musica dal vivo: “Se sono a Roma vado sempre a Santa Cecilia e in viaggio cerco di organizzarmi almeno una serata libera per i concerti o per l’opera. Amo le grandi città ma sono faticose, in particolare Londra dove tutto è lontanissimo, a volte devo cercarmi un posto per studiare prima del concerto dall’altro capo della città”.

Insiste sull’importanza di raccontare la musica senza tecnicismi, per non spaventare il pubblico; mi conforta sull’uguaglianza formale sul piano dei guadagni tra pianisti e pianiste ma segnala un problema diverso, più a monte: “Ai primi concorsi eravamo quasi solo bambine, ma già all’epoca del liceo le ragazze erano meno numerose e ancora meno nell’attività concertistica. La proporzione è circa una donna su dieci uomini. Mi piacerebbe capire cosa ferma quelle bambine”.

Ci stupiamo di non aver parlato quasi della pandemia, che per Rana è stata uno shock doppio: all’annullamento di tanti concerti e alla lontananza dal pubblico si è aggiunta la sua scarsa empatia per i concerti in streaming. “Poi rallentando ho scoperto un tempo per me che non avevo mai avuto. Un aspetto che conta anche nei rapporti tra musicisti, complessi da coltivare. Ho appena rivisto un amico, il direttore d’orchestra Daniel Smith, e confrontando le agende abbiamo realizzato che ci ritroveremo a Roma solo a dicembre”.

Da sapere
Il conto

Osteria dell’Angelo
Via Bettolo 24, Roma

bruschetta di benvenuto 0,00

1 acqua minerale 2,00

1 rigatoni alla carbonara 10,00

1 polpette di vitella 12,00

1 scarola saltata con pinoli e uvetta 5,00

2 caffè 4,00

Totale 33,00


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