Illustrazione di Stefano Fabbri

Castel San Pietro Terme, a una trentina di chilometri da Bologna, non è una cittadina qualunque per il mondo dell’apicoltura: da più di quarant’anni è la sede del concorso Tre gocce d’oro–Grandi mieli d’Italia. Qui si trasferì nel 1903 Gian Pietro Piana, che aveva insegnato anatomia patologica nella facoltà di veterinaria dell’università di Milano. Il figlio Gaetano si appassionò allo studio delle api e fondò Apicoltura Piana, un’azienda conosciuta in tutto il mondo per la produzione di api regine. La nipote Lucia, classe 1956, è cresciuta tra le api ma non è diventata apicoltrice.

Anzi, per caso più che per scelta, come ama ripetere, si è ritrovata a occuparsi di qualità dei mieli e analisi pollinica. È tra le massime esperte di analisi sensoriale dei mieli e nel suo laboratorio svolge analisi melissopalinologiche, sempre più richieste anche da chi alleva api per hobby: riconosce i mieli attraverso l’analisi organolettica con l’uso dei cinque sensi. Nel suo lavoro si osserva il colore, si annusano gli odori e si gustano gli aromi, ma è importante anche la consistenza al tatto e ascoltare eventuali segni di fermentazione.

“Quando finii il liceo mi piacevano architettura e urbanistica, poi vidi che c’era un interessante corso in geografia, per accedere si doveva fare prima un biennio di un’altra materia. Così scelsi biologia con l’idea di proseguire con geografia”, racconta sorseggiando un caffè americano prima di avviarci a pranzo. “E invece alla fine la geografia non l’ho mai studiata”. Oggi però il suo laboratorio ruota tutto intorno alla mappatura di pollini e mieli e alle informazioni che li riguardano, da andare a recuperare su atlanti cartacei e digitali.

“Nel 1977 studiavo all’università di Bologna”, mi chiamò mio zio Giulio, che all’epoca dirigeva l’azienda di famiglia, e mi propose di lavorare con lui, cominciando con una ricerca sulla biometria delle api, ossia le caratteristiche legate alla razza allevata, e le analisi per verificare l’eventuale presenza di parassiti. Dopo la sua morte, proseguii il lavoro e avviai il laboratorio aziendale per il controllo del miele. Parallelamente facevo sperimentazioni per la mia tesi di laurea sull’alimentazione delle larve all’Istituto nazionale di apicoltura, con l’aiuto di mio padre per la parte in apiario”, il luogo dove normalmente si raggruppano gli alveari.

Di fiore in fiore

Nel frattempo ci siamo sedute alla Trattoria Romagnola, ed è di per sé un evento: chi conosce bene Lucia sa che difficilmente accetta inviti a pranzo. “Perché mi piace mangiare e mi fa fatica rimettermi poi a lavorare”, argomenta ridendo. “Negli anni ottanta ho anche maneggiato degli alveari, per cui conosco le azioni base della pratica apistica, ma mi manca l’idea complessiva di come si gestisce un apiario. Come dico sempre, le api non richiedono tanto tempo, ma ti ci devi dedicare quando lo vogliono loro, non quando sta bene a te, e io arrivavo sempre tardi, per cui dagli anni novanta mi sono concentrata sull’avvio della mia libera professione, anche se un po’ mi è rimasto il rimpianto di non aver tenuto delle famiglie di api”. L’altro rimpianto è non aver imparato bene l’inglese, gira il mondo con il francese e lo spagnolo.

Anche nel suo mondo di pollini, che variano per colori e forme, le lingue sono molteplici: sotto la lente del microscopio Piana riconosce a memoria circa 500 pollini di specie botaniche italiane, ma sa individuare anche quelli di altri paesi, dalla Romania al Brasile. Al primo dubbio consulta la sua collezione o gli archivi, quelli che si è costruita in forma cartacea e digitale, o PalDat, il più grande database mondiale di informazioni sui pollini .

E di polline in polline si può arrivare a intercettare anche i mieli “finti”: sembrano prodotti dalle api e invece sono costruiti a tavolino con l’aggiunta di sciroppi o zuccheri raffinati. “Non sono in grado di dare la ricetta precisa”, spiega, “ma sono certa che non sono mieli di nettare o melata, perché al microscopio non trovo traccia di polline né di altri sedimenti che normalmente ci sono”. Le api, infatti, producono il miele raccogliendo nettare e polline sui fiori e quando non ne hanno a sufficienza recuperano la melata, una sostanza dolce che trovano sulle foglie degli alberi prodotta dagli omotteri, insetti ancora più piccoli.

Nuove vie di conoscenza

I cambiamenti climatici hanno avuto negli ultimi anni effetti pesantissimi sulla produzione italiana di miele, in termini di quantità e di qualità: “L’anno scorso, per esempio, ho faticato a trovare mieli di agrumi che fossero davvero corrispondenti alle caratteristiche che dovrebbe avere quel miele e sempre più spesso mi capita di analizzare prodotti che potrebbero aver eluso i controlli. Anche se in Italia abbiamo un sistema molto restrittivo, le sofisticazioni sul miele sono estremamente raffinate. Per avere la certezza che un miele è naturale confrontiamo i risultati delle analisi chimiche e dei pollini con i risultati dell’analisi organolettica e sensoriale. Finora grazie all’analisi sensoriale abbiamo classificato i mieli provenienti dal nettare di un unico fiore più diffusi (una ventina) e diversi mieli rari, e abbiamo ormai una buona idea anche dei millefiori nei diversi territori”.

Anche grazie al lavoro di Piana a metà degli anni ottanta è nata in Italia una scuola per trasmettere il pensiero di Michel Gonnet, ricercatore francese che negli anni settanta aveva messo a punto le prime modalità di assaggio dei mieli. Nel 1999 è stato creato in Italia, unico al mondo, un albo di esperte ed esperti che per descrivere i mieli condividono un lessico a partire dai cinque sensi, a cui Piana ha contribuito.

È convinta che il sapere possa e debba crescere grazie al lavoro collettivo: “Da una piccola élite molto motivata abbiamo costruito una comunità ampia. Anche le apicoltrici e gli apicoltori alle prime armi hanno capito l’importanza di conoscere il prodotto delle loro api. È un atteggiamento di apertura mentale molto diverso dal mondo apistico tradizionale. Mi sono appassionata alla divulgazione nei corsi di analisi sensoriale non solo per la soddisfazione di sentir dire ‘quante cose ho imparato’, ma anche perché mi rendo conto che alcune nozioni toccano la sensibilità di persone con una formazione diversa che rielaborano quello che sentono aprendo nuove vie di conoscenza”.

Nel 2009 è stata fra le fondatrici di AMi (Ambasciatori e ambasciatrici dei mieli), associazione culturale nazionale che promuove la cultura apistica, ed è una delle animatrici del gruppo Donne dei mieli. “Come nonna più che come donna”, sottolinea ironicamente. “Nonna perché il miele è il protagonista del mio lavoro dal 1981. Penso che mi sarei appassionata a qualsiasi altra cosa, ma il caso ha voluto che fosse il miele ed eccomi qui”.

Il conto

Trattoria Romagnola
Piazza Acquaderni 8, Castel San Pietro Terme (Bologna)

2 tagliatelle €13,44
1 finocchio al cartoccio €5,10
1 misto di verdure ai ferri €4,10
1 sorbetto al caffè €3,57
1 fragole con aceto balsamico €8,50
2 acque piccole €2,38
2 coperti €4,66

Totale €41,75


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