Sono undici le vittime della frana provocata il 3 luglio dal crollo di una grossa porzione di ghiaccio sulla Marmolada, il più alto gruppo montuoso delle Dolomiti, in Trentino-Alto Adige. La protezione civile, la guardia di finanza e l’unità cinofila proseguono le ricerche dei dispersi, mentre tre radar e quattro droni sono impegnati nel monitoraggio dei movimenti del ghiacciaio. Intanto è stata aperta un’inchiesta a Trento per disastro colposo, per indagare le eventuali responsabilità, e il procuratore capo Sandro Raimondi ha dichiarato che l’evento è stato imprevedibile, ma si impegna a verificare cosa è successo per ricostruire il fatto. Il crollo della Marmolada è solo l’ultima delle crisi ambientali di quest’estate, tra siccità, roghi e precipitazioni violente. Per elaborare delle proposte sulla messa in sicurezza del paese dalle catastrofi ambientali, il presidente del consiglio Mario Draghi ha chiesto l’intervento del ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani. Nell’incontro tra il presidente del consiglio, la protezione civile e i governatori di Veneto e Trentino-Alto Adige, si è parlato di misure immediate e di un sistema di monitoraggio perenne del rischio dei ghiacciai.

Il dramma ambientale

Al di là della tragedia umana e della risposta istituzionale, c’è il disastro ambientale dei ghiacciai italiani. Distacchi come quello del 3 luglio non si erano mai visti. Secondo il glaciologo del centro anti-valanghe dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale del Veneto (Arpav), Anselmo Cagnati, “era un fenomeno che si preparava da tempo, dovuto al susseguirsi di estati sempre più calde anche oltre i 3.500 metri di altitudine”. Il nuovo catasto dei ghiacciai italiani, realizzato nel 2015 sulla base di un’analisi dei 903 ghiacciai presenti nel paese, indica che lo scioglimento non è un fenomeno totalmente nuovo: la superficie dei ghiacciai in Italia si è ridotta del 40 per cento negli ultimi trent’anni.

“Fenomeni simili sono destinati a essere sempre più frequenti nei prossimi anni. Non è il caldo di un giorno o di un mese che li provoca”, aggiunge Cagnati. L’aumento delle temperature di oltre 1,5 gradi porterà alla totale scomparsa dei maggiori ghiacciai italiani entro 25-30 anni, secondo una ricerca dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar), delle Università di Genova e Trieste, dell’Università gallese di Aberystwyth e dall’Arpav. Lo studio, pubblicato nel 2019, aveva già osservato la frammentazione della massa glaciale della Marmolada, un tempo compatta. La tutela dei ghiacciai è vitale per la montagna: il loro scioglimento minaccia la sopravvivenza di interi ecosistemi di alta quota. Senza la riserva idrica costituita dai ghiacciai entra in crisi anche il fondovalle, che diventa sempre più soggetto a prolungati periodi di siccità.

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