È un impatto invisibile, ma reale, quello del Gdpr, il regolamento generale europeo sulla protezione dei dati entrato in vigore il 25 maggio di quattro anni fa. È uno degli strumenti più avanzati a livello internazionale, un esempio per la redazione di normative simili in altri paesi extraeuropei, tanto che nel 2018 il New York Times aveva definito l’Europa come, il “più importante guardiano della tecnologia a livello mondiale”.

Nato per uniformare le leggi dei paesi dell’Unione sul trattamento dei dati, non solo digitali, e per tutelare il nostro diritto ad avere il pieno controllo delle informazioni che ci riguardano, oggi continua a guidare lo sviluppo di regolamenti in materia di privacy. Secondo Giorgio Trono, avvocato esperto di privacy e legal design, uno degli aspetti più positivi dell’introduzione del Gdpr è l’aumento della consapevolezza da parte dei cittadini e delle aziende. “La privacy non è più un impiccio da affrontare all’ultimo momento, un modulo da firmare distrattamente”, dice Trono. “Le persone percepiscono che i propri dati hanno un valore e sanno che ci sono gli strumenti per tutelarli”.

E questo è un ottimo presupposto per le organizzazioni della società civile che si occupano di sorveglianza digitale, di trasparenza degli algoritmi e dei sistemi di tracciamento che implicano anche la raccolta di dati biometrici, come per esempio le tecnologie di riconoscimento facciale: in Italia passi avanti sono stati fatti grazie alla moratoria sull’installazione di impianti di videosorveglianza inserita nel decreto Capienze a fine 2021.

Da questo punto di vista il nostro paese è considerato pioniere, tanto che il partito dei Verdi europei ha prodotto un breve documentario nell’ambito della campagna Reclaim your face per una legge europea contro l’uso del riconoscimento facciale, raccogliendo le testimonianze delle associazioni che hanno portato all’introduzione della moratoria.

“Immagina di camminare per strada, arrivi all’angolo e trovi un poliziotto che ti chiede i documenti, lui li controlla, cammini per altri 50 metri e un altro poliziotto ti chiede i documenti, li controlla. Questo è l’uso della tecnologia di riconoscimento facciale negli spazi pubblici. Una costante identificazione del cittadino”, spiegano gli attivisti nel video. Se ci sarà una mobilitazione di massa sapremo che il Gdpr ha davvero cambiato la nostra consapevolezza sui dati.

Donata Columbro è una giornalista che si occupa di tecnologia e attivismo.

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