Il livello del fiume Po è ai minimi storici, Pavia, 22 marzo 2022. (Matteo Rossetti, Mondadori Portfolio)

Negli ultimi decenni i fiumi alpini hanno dovuto affrontare, non solo in estate, fenomeni di secca sempre più improvvisi e frequenti. I corsi d’acqua hanno bisogno di energia e materia organica proveniente dall’esterno per il loro corretto funzionamento: la principale fonte energetica è costituita dalle foglie della vegetazione ripariale (quella che cresce lungo i bordi dei fiumi), che nei mesi autunnali cadono direttamente nell’acqua. I detriti fogliari vengono poi sminuzzati e decomposti dall’azione meccanica della corrente e, soprattutto, grazie all’intervento di batteri, funghi e insetti acquatici, alcuni dei quali si nutrono principalmente di questo materiale.

Grazie a questo processo, il corso d’acqua è in grado di autoconservarsi, fornendo nutrimento alle comunità biologiche che lo abitano e mantenendo una corretta funzionalità. Il materiale vegetale cambia aspetto andando da monte verso valle, divenendo via via sempre più degradato in nutrienti meno complessi e facilmente utilizzabili dagli organismi presenti.

Questo fenomeno è influenzato negativamente dalla siccità: la perdita d’acqua superficiale riduce l’azione meccanica della corrente e causa profondi cambiamenti nelle comunità di insetti acquatici che colonizzano le foglie. Il corretto funzionamento del sistema risulta ridotto, con effetti sull’intera catena alimentare.

Durante il mio dottorato di ricerca all’università degli studi di Torino, con il Centro per lo studio dei fiumi alpini di Ostana (Alpstream) e grazie al supporto del Parco del Monviso, abbiamo studiato gli effetti delle secche invernali sul fiume Po, partendo da monte, ai piedi del Monviso, per arrivare più a valle, dove nell’ultimo decennio ci sono stati fenomeni di secca sempre più frequenti.

Usando foglie secche di quercia e castagno racchiuse in pacchetti di rete a maglia larga fissati al letto fluviale, abbiamo dimostrato che la tipologia di foglia (il suo contenuto in nutrienti e il suo spessore) influisce molto sulla rapidità e sull’efficacia del processo di decomposizione, ma soprattutto che nei siti soggetti a eventi di secca, la decomposizione subisce un rallentamento significativo, causando così una ritenzione di materiale organico non correttamente decomposto. Inoltre le comunità di insetti acquatici coinvolte nel processo sono risultate di gran lunga meno stabili e diversificate all’interno del materiale fogliare analizzato nei siti soggetti a intermittenza idrologica, rispetto a quelle nei siti perenni.

Questo studio ci ha permesso di sottolineare che la crisi climatica e le attività antropiche stanno causando danni all’intera funzionalità dei corsi d’acqua alpini, provocando l’alterazione dei processi che mantengono questi siti così ricchi di biodiversità e con un’elevata qualità dell’acqua dal punto di vista biologico. ◆

Laura Gruppuso è dottoranda presso il dipartimento di scienze della vita e biologia dell’università degli studi di Torino.

L. Gruppuso et al., Flow intermittency affects leaf decomposition and benthic consumer communities of alpine streams: a case study along the Po river, Water (2022)

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