Il contesto socioeconomico e culturale influenza fortemente i gusti e le scelte alimentari degli individui. Insieme allo stress emotivo causato dalla mancanza di tempo per compiere scelte oggettive, condiziona il nostro comportamento decisionale, dalla spesa alla tavola, al punto che la psicologia sociale oggi parla di “conformismo alimentare”.

Sempre più studi scientifici dimostrano che la composizione della dieta può incidere molto sulla nostra vita influendo non solo sulla nostra salute o sul nostro aspetto fisico, ma anche sull’energia, sul nostro modo di pensare e persino sul nostro umore.

Da anni studio i meccanismi cellulari e molecolari che regolano l’appetito e gli effetti dei disturbi metabolici (soprattutto obesità e diabete di tipo 2) sulla funzione cerebrale. Le recenti scoperte del laboratorio di neurochimica e plasticità sinaptica del Cnr, che dirigo, unite agli studi di altri laboratori europei e statunitensi, dimostrano che l’obesità conclamata non è solo alla base di patologie metaboliche, cardiovascolari, respiratorie e articolari, ma anche di disturbi del sistema nervoso, perché altera la struttura e la funzione delle sinapsi.

Ognuno dei cento miliardi di neuroni che formano il cervello sviluppa in media diecimila sinapsi, cioè collegamenti con le cellule vicine, che regolano il comportamento cognitivo ed emotivo.

La nostra ricerca ha rivelato che l’obesità indotta da una dieta ricca di grassi saturi, zuccheri raffinati e povera di fibre provoca un’alterazione del numero e del funzionamento delle sinapsi nei circuiti cerebrali preposti alla normale esecuzione di compiti basati sulla memoria episodica (quella che, per esempio, ci fa ricordare dopo giorni dove abbiamo nascosto un oggetto).

Analogamente, il cervello di topi obesi e con diabete di tipo 2 soffre di alterazioni ai circuiti preposti alla regolazione omeostatica dell’appetito tanto che l’aumento di cortisolo nel sangue innesca una reazione neurometabolica che provoca iperfagia, obesità e diabete. Lo studio dimostra che il processo di regolazione dell’omeostasi energetica è fuori controllo negli obesi e questo impedisce una corretta comunicazione tra cervello e sistema endocrino.

Un altro esempio è stato riscontrato nel circuito nervoso che controlla il rilascio della dopamina, il neurotrasmettitore delle sensazioni di gratificazione e motivazione. Nel cervello dei topi obesi i livelli di dopamina sono più alti del normale, provocando la desensibilizzazione dei circuiti che controllano l’appetito, con effetti sulla fame al punto da indurre veri e propri comportamenti di “dipendenza dal cibo”, soprattutto quello più palatabile.

Alcuni interventi dietetici sono emersi come potenziali regolatori del funzionamento delle sinapsi, soprattutto la dieta mediterranea. Inoltre, poiché al cervello arrivano anche molecole neuroattive prodotte dalla fermentazione dei cibi da parte dei batteri del microbiota intestinale, è possibile intervenire efficacemente sulle sinapsi anche regolando la composizione del microbiota.

Nell’era del conformismo alimentare il messaggio di Ippocrate (430 a.C.) “lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la medicina il vostro cibo” è quanto mai attuale.

Luigia Cristino è ricercatrice presso l’Istituto di chimica biomolecolare del Cnr di Pozzuoli.

L. Cristino et al, Orexin-A and endocannabinoids are involved in obesity-associated alteration of hippocampal neurogenesis, plasticity, and episodic memory in mice, Nature Communications (2021)

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