Cultura Schermi
Triangle of sadness
Harris Dickinson, Charlbi Dean
Svezia / Francia / Regno Unito / Germania 2022, 147’.

Dopo aver inchiodato l’ego maschile con Forza maggiore e preso in giro il mondo dell’arte in The square, lo svedese Ruben Östlund parte all’attacco del mondo dei ricchi, raccontando il naufragio di uno yacht gigantesco che fa pensare a Buñuel rifatto dai fratelli Farrelly. Un film che non va per il sottile, la commedia perfetta per i nostri tempi. Dopo un prologo zoolanderesco nel mondo della moda, il modello Carl (Harris Dickinson, perfetta via di mezzo tra pensieroso e vacuo) e la sua fidanzata influencer Yaya (Charlbi Dean) sono il nostro salvacondotto a bordo dello yacht, una specie di fetta di classe media schiacciata nel sandwich tra i miliardari e l’equipaggio guidato da un capitano (Woody Harrelson) che cita Marx negli altoparlanti. Naturalmente dopo il naufragio ogni gerarchia è destinata a saltare. Östlund non si preoccupa di mascherare la direzione che prende la sua allegoria del rovesciamento sociale. E nonostante qualche nota negativa nel finale, la sua combinazione di bisturi e martello funziona perfettamente.
Phil de Semlyen, Time Out

Close
Eden Dambrine, Gustav De Waele
Belgio / Francia / Paesi Bassi 2022, 105’.

Il film riprende in parte la ricetta che quattro anni fa aveva fruttato a Lukas Dhont la Caméra d’or per Girl: il dramma delle differenze di genere e di orientamento sessuale visto dal punto di vista dei bambini. In questo caso due ragazzini inseparabili che stanno inconsapevolmente vivendo le loro prime emozioni amorose (sublime il non detto che caratterizza l’inizio del film) e che saranno separati dalla peggiore delle tragedie. Ma dove Girl restituiva le sofferenze fisiche della protagonista in modo piuttosto crudo, Close al contrario è un film di un pudore toccante. Tutto rimane sulla superficie dei volti, capaci di rivelare e di nascondere nell’istante di uno sguardo. Dopo un inizio magnifico il film diventa quasi programmatico, rappresentando i condizionamenti della mascolinità attraverso lo sport e la repressione del desiderio omosessuale.
Bruno Deruisseau, Les Inrockuptibles

Stars at noon
Margaret Qualley, Joe Alwyn, Danny Ramirez
Francia 2022, 135’.
Stars at noon (dr)

Una pesante nuvola tropicale di sensuale languore e di intrighi politici incombe su questo film. Margaret Qualley interpreta una giornalista statunitense alla deriva in Nicaragua, ridotta a prostituirsi in un hotel di lusso. Incontra un misterioso affarista britannico (Joe Alwyn) e tra i due scoppia la passione. È recitato abbastanza bene anche se la scintilla tra i due non è così convincente e l’intrigo geopolitico rimane sullo sfondo. Quello che funziona meglio è l’atmosfera di torpore, cinismo e malafede nel caldo insopportabile evocata da Denis.
Peter Bradshaw, The Guardian

Le otto montagne
Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Filippo Timi
Italia / Belgio / Francia 2022, 147’.

Tratto dal romanzo di Paolo Cognetti, il film racconta l’amicizia tra un ragazzo di montagna e un ragazzo di città, una costante nelle vite dei due che non potrebbero essere più diverse. E anche se il tema metaforico centrale delle montagne probabilmente funziona meglio in letteratura che al cinema, il tono generale fa pensare a una piacevole miscela di Jack London ed Elena Ferrante. Il film è convenzionale e poco rischioso, ma la storia delicata e tortuosa, arriva a una conclusione.
Wendy Ide, Screen International

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1463 - 3 giugno 2022
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