Cultura Suoni
Sometimes, forever
Soccer Mommy (Sophie Hur)

Non c’è niente di bidimensionale nel dolore; non puoi catturare la tristezza con una playlist, anche se molti ci hanno provato. E in molte di queste playlist troverete sicuramente Soccer Mommy. Sophie Allison è esplosa a soli vent’anni con il suo bel debutto, Clean. Ha composto canzoni intelligenti sugli amori finiti male e la depressione. Eppure la sua scrittura asciutta non riusciva a illustrare completamente l’oscurità che ribolliva dentro di lei. Ora Soccer Mommy ha pubblicato il suo terzo album, Sometimes, forever, prodotto per la prima volta dall’innovatore elettronico Oneohtrix Point Never, al secolo Daniel Lopatin. Stavolta la cantautrice si addentra ulteriormente nell’ombra, nel masochismo e nella morbosità e la scrittura delle canzoni e la produzione di Lopatin riescono a catturare tutte le sue complessità. Diversi pezzi sono perseguitati dall’elettronica inquietante di Oneohtrix Point Never: Unholy affliction è barcollante, mentre in Darkness forever dei sintetizzatori minacciosi creano l’atmosfera più inquietante dell’intero album. Eppure questo è anche il disco con il suono più grandioso di Soccer Mommy, e le melodie pop di Allison – da sempre la sua più grande forza – trovano il loro momento migliore nei ritornelli di Shotgun e With U. Che si tratti di esorcizzare i demoni o di stringergli la mano, Soccer Mommy continua a esplorare la sua scrittura in modo sempre più approfondito.
Mia Hughes, Nme

Reggae film star
Damien Jurado (Sonic PR)

Questo è il diciottesimo album di Damien Jurado e s’inserisce all’interno di un catalogo di ottima qualità. La musica del cantautore di Seattle è sempre stata influenzata dal cinema, per questo è del tutto naturale che alcune delle nuove canzoni siano ambientate ai margini dell’industria di Hollywood. Anche stavolta, come capita spesso nella musica di Jurado, non capiamo esattamente cosa pensano i protagonisti dei brani, ma l’ambiguità di fondo non toglie nulla alla forza emotiva di quello che ascoltiamo: per questo Roger – un racconto straziante su un uomo di mezza età che fa un bilancio della sua vita attraverso la musica che ama – è una delle canzoni più disarmanti e commoventi mai scritte dal musicista di Seattle. Jurado, che è ancora un nome di culto nonostante il suo catalogo invidiabile, è rimasto fermamente allergico agli stereotipi del cantautorato, e forse è l’avversione per questi modelli a tenere il pubblico di massa a debita distanza e a rendere album come Reggae film star così gratificanti per chi lo segue fedelmente da tempo.
Janne Oinonen, The Line of Best Fit

Brahms: l’opera per piano a quattro mani e per due pianoforti

Prima dell’invenzione del fonografo, il pianoforte era il centro dell’intrattenimento musicale casalingo. Se volevate conoscere una sinfonia di Brahms dovevate andarla a sentire in concerto o suonarvela a casa. Tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento quasi tutti gli editori di musica avevano dei compositori che curavano le trascrizioni. Johannes Brahms decise invece di occuparsene direttamente, arrangiando le sinfonie, le serenate, le ouverture e i quartetti, i quintetti e i sestetti per archi. Prestò grande attenzione nello scrivere arrangiamenti idiomatici, pratici, efficaci e completamente plausibili dal punto di vista pianistico. Questo spiega l’importanza che rivestono ancora oggi per i musicisti moderni, come il duo di Silke-Thora Matthies e Christian Köhn, che in questi 18 cd hanno registrato tutto il corpus di Brahms. La loro trasparenza, la notevole unanimità come ensemble e i tempi quasi sempre agili minimizzano il potenziale sferragliamento della scrittura per due pianisti. Esistono edizioni più spettacolari di alcuni pezzi, come le variazioni su un tema di Haydn di Yefim Bronfman ed Emanuel Ax o le molte versioni di Martha Argerich con i suoi amici, ma l’offerta di Matthies e Köhn è preziosissima.
Jed Distler, ClassicsToday

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1467 - 1 luglio 2022

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