×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

Fatti

La giornalista Maria Ressa davanti al tribunale di Makati, nelle Filippine, 15 dicembre 2020. (Ezra Acayan, Getty Images)

Il 7 ottobre 2006 la giornalista Anna Politkovskaja fu uccisa a Mosca mentre rientrava a casa. Lavorava per il quotidiano Novaja Gazeta e aveva seguito la guerra in Cecenia, criticando aspramente le forze armate russe e il governo di Vladimir Putin. Oltre a lei, tra il 2000 e il 2009 sono stati uccisi altri cinque giornalisti della Novaja Gazeta: Igor Domnikov, Viktor Popkov, Jurij Ščekočichin, Anastasija Baburova e Natalja Estemirova.

Quindici anni dopo l’omicidio di Anna Politkovskaja, il Comitato per il Nobel norvegese ha deciso di attribuire il Nobel per la pace a Dmitrij Muratov, direttore della Novaja Gazeta, e a Maria Ressa, una giornalista filippina, fondatrice del sito d’informazione indipendente Rappler. Attaccata pubblicamente dal presidente filippino Rodrigo Duterte per le inchieste del suo giornale sulle migliaia di morti nella “guerra alla droga” scatenata dal governo, Ressa ha diversi procedimenti giudiziari pendenti per diffamazione e illeciti fiscali con lo scopo evidente di metterla a tacere. Tra l’altro Ressa è la prima cittadina filippina a ricevere un Nobel e solo la diciottesima donna in 120 anni di storia del Nobel per la pace.

Nel momento in cui, in tutto il mondo e in forme molto diverse, i giornalisti e la loro indipendenza sono sotto attacco, il riconoscimento dà un segnale incoraggiante e forte: Ressa e Muratov “rappresentano tutti i giornalisti che si battono per la libertà d’espressione”. Intervistata dall’agenzia di stampa Reuters qualche giorno dopo l’annuncio del Nobel, Ressa ha ricordato che le minacce alla libertà di stampa non provengono solo dai regimi autoritari. Facebook è diventato il più grande distributore di notizie al mondo, ha detto Ressa, “tuttavia distorce i fatti ed è prevenuto sul giornalismo. Ma se non ci sono i fatti non può esserci la verità e non può esserci la fiducia. E se non ci sono queste cose non può esserci la democrazia. Non solo: se non ci sono i fatti non c’è una realtà condivisa, quindi non si possono risolvere problemi vitali come il clima o il covid-19”. ◆

pubblicità