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L’occidente deve stare in equilibrio tra l’Iran e l’Arabia Saudita

A Isfahan, in Iran, il 21 aprile 2015. (Behrouz Mehri, Afp)

È un interrogativo serio, solamente sfiorato il 3 novembre in occasione del secondo dibattito tra i candidati alle primarie francesi di destra e di centro. Nella guerra ancora agli inizi tra sciiti e sunniti, da che parte vogliono stare gli occidentali?

In termini morali non esiste una risposta. L’Iran e l’Arabia Saudita, capofila dei due schieramenti, sono entrambi governati da regimi detestabili. L’uno e l’altra applicano la pena di morte, e nessuno dei due presenta un sistema giudiziario indipendente. Entrambi impongono il velo alle donne. La monarchia saudita, assoluta, può agire a suo piacimento. In Iran si tengono elezioni parlamentari e presidenziali, ma le istituzioni repubblicane sono totalmente sottomesse alle istituzioni clericali, tanto che gli elettori possono scegliere solo tra diverse correnti del clero. È già qualcosa, ma non abbastanza.

In termini di interessi a lungo termine, invece, le cose sono più chiare. Con un livello culturale elevato grazie a università importanti dove le donne sono più numerose degli uomini, la società iraniana è incredibilmente moderna (a prescindere dal velo) e assolutamente pronta alla transizione democratica a cui aspira. La situazione è molto diversa in Arabia Saudita, paese ancorato alla tradizione più retrograda e privo di qualsiasi cultura politica. L’Iran ha già intrapreso la sua lunga marcia verso la democrazia, mentre l’Arabia Saudita è ancora molto indietro. In Iran esiste la possibilità di un’evoluzione pacifica del regime, mentre in Arabia Saudita una caduta della monarchia sarebbe solo il preludio a un periodo di caos. E non è tutto.

Pronti per la libertà
Nello sciismo esistono una tradizione di lettura analitica dei testi sacri e scuole religiose concorrenti che fanno soffiare un vento di critica libera sui fedeli. In questo lo sciismo è molto vicino all’ebraismo e al protestantesimo, mentre il sunnismo e il suo letteralismo evocano il cattolicesimo del passato, quello della lettura monotona dei testi che i fedeli dovevano conoscere a memoria ma su cui non erano autorizzati a interrogarsi.

In questo senso lo sciismo e l’Iran sono più pronti per la libertà e il mondo moderno di quanto non lo siano il sunnismo e l’Arabia Saudita. Si tratta di un fatto indiscutibile, anche se l’Iran deve ancora fare molta strada, perché resta una teocrazia ed è lo stesso paese che semina guerra in Medio Oriente nel tentativo di tornare ai fasti dell’antica Persia di cui è l’erede, diventando la potenza dominante della regione. Al contrario, l’Arabia Saudita cerca di mantenere la stabilità regionale da cui trae grandi benefici.

Tra l’Iran e l’Arabia Saudita, dunque, la scelta è tra la sicurezza a breve termine e la modernità a lungo o medio termine. È per questo che gli occidentali restano fedeli all’alleanza con Riyadh e allo stesso tempo cercano di gestire Teheran. Più che una scelta politica è un atto di prudenza. Non è un comportamento audace, ma forse, per il momento, non c’è altro da fare.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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