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Il ritorno dei misteriosi Sault

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Sault, I just want to dance
L’ennesimo progetto musicale che sfrutta l’anonimato per incuriosire gli ascoltatori? No, i Sault non sono solo questo. Di loro sappiamo solo che sono britannici, che al progetto hanno partecipato il produttore Inflo (già al lavoro sullo splendido Grey area di Little Simz e collaboratore di Michael Kiwanuka) e la cantante Cleo Sol, che i proventi dei dischi vanno in beneficenza e che non fanno alcuna promozione: niente interviste, video o comunicati stampa.

Ma più che l’anonimato, è la militanza che sta alla base della musica dei Sault: ogni loro canzone è un omaggio alla tradizione della musica nera, nelle note e nel testo, e un invito a resistere contro il razzismo e la violenza. Il loro disco precedente, Untitled (Black is), uscito a giugno, era una risposta all’omicidio di George Floyd.

L’ultimo album in ordine di tempo, Untitled (Rise), il quarto pubblicato in 18 mesi, è il più leggero del lotto. Raccoglie influenze disco anni settanta, boogie, ma ha dei passaggi che fanno pensare perfino al samba brasiliano. Dimostra una grande ricchezza musicale e omaggia il passato senza scadere nella nostalgia. In diversi brani ci sono parti spoken word che fanno pensare alle manifestazioni di Black lives matter, come in Rise intently, nella quale viene ripetuto più volte “Black woman, black woman angry, black man, black man angry”.

È difficile scegliere un solo brano perché, fin dall’apertura con Strong, Unitled (Rise) viaggia veloce come un unico flusso nel quale è bello perdersi. Se vogliamo citarne un paio, non possiamo prescindere dalla doppietta I just want do dance/Street fighter, costruita su una sezione ritmica impeccabile, e la cupa Scary times, una specie di funk sincopato a tinte cinematografiche. I Sault sono uno dei casi discografici dell’anno, non ci sono dubbi.


The Alchemist, Stained glass
Il produttore hip hop The Alchemist è stato già segnalato da queste parti per l’ottimo The price of tea in China, registrato insieme al rapper Boldy James, e ora è tornato con un disco quasi del tutto strumentale che ha un titolo fantastico (A doctor, a painter and an alchemist walk into a bar) e accompagna un’installazione artistica a Los Angeles. The Alchemist mostra ancora una volta tutta la sua bravura nel costruire basi e beat.


21 Savage & Metro Boomin, Runnin
Savage mode 2, il nuovo disco collaborativo tra 21 Savage e il produttore Metro Boomin, non è all’altezza delle attese, ma è pur sempre un onesto disco rap/trap.


Romy, Lifetime
Ecco il primo singolo da solista di Romy, voce degli xx. Il pezzo è stato scritto e registrato a Londra durante il lockdown. Lifetime è un brano che parla del sogno di riunirsi con amici e persone care. È un pezzo da ballare, un po’ come i brani di Jamie xx, che però sono meglio, non ce ne voglia Romy.


The Jaded Hearts Club, I put a spell on you
I Jaded Hearts Club rispettano perfettamente la definizione di supegruppo: nella band ci sono Miles Kane (The Last Shadow Puppets), Nic Cester (Jet), i chitarristi Graham Coxon (Blur) e Jamie Davis, oltre a Matt Bellamy (Muse) al basso e il batterista Sean Payne (The Zutons).

Il gruppo è nato quasi per scherzo, quando Jamie Davies ha radunato un gruppo di amici musicisti per suonare delle cover dei Beatles al suo compleanno. E nel suo disco d’esordio ci sono cover di vecchi classici della Motown e altri come questa ottima cover di I put a spell on you, immortale brano di Screamin’ Jay Hawkins.


P.S. Playlist aggiornata, buon ascolto!

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