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La prima volta dei Black Country, New Road

Black Country, New Road. (Matilda Hill-Jenkins)

Black Country, New Road, Science fair
“Per me la musica ha a che fare con la gente, non con i suoni”, diceva qualche anno fa in un’intervista il sassofonista John Zorn. Si appellava a un’idea di arte che ha a che fare con quella di comunità, a una filosofia che lo porta a condividere con i suoi musicisti situazioni di tutti i tipi, soprattutto quelle difficili. I giovani Black Country, New Road, che vivono a Londra ma sono originari del Cambridgeshire, più che a una band somigliano a una piccola comunità, proprio come piacerebbe a Zorn. Anzitutto perché sono tanti (sette), e poi perché hanno l’aria di condividere molte cose: le inquietudini dei vent’anni, l’amore per il post-rock (loro stessi in una canzone si definiscono “la seconda migliore tribute band degli Slint”) e un certo eclettismo che li porta a pescare da mondi sonori non scontati (la musica klezmer, sempre a proposito di Zorn). Quando sono sul palco poi si guardano di continuo con cenni d’intesa.

I Black Country, New Road hanno un leader che non voleva esserlo: Isaac Wood, chitarrista, voce principale e autore dei testi, costretto ad assumere questo ruolo dopo che il precedente cantante del gruppo, che al tempo si chiamava ancora Nervous Conditions, è stato accusato di violenza sessuale. Il nome della band è curioso, se pensiamo che l’hanno scelto dei ragazzi della generazione Z: la Black Country, New Road era una strada delle Midlands occidentali che durante la rivoluzione industriale si riempì di miniere di carbone, fonderie di ghisa, vetrerie a acciaierie. Un posto molto inquinato e rumoroso, che forse nella loro testa portava a un’alienazione simile a quella che si prova in tante città britanniche di oggi.

Il disco di debutto dei Black Country, New Road, intitolato For the first time, è uno degli esordi più interessanti degli ultimi mesi. Contiene solo sei brani, tutti già suonati dal vivo, un contesto dove la band britannica dà il meglio di sé. Il primo pezzo è strumentale, ed è quello più ispirato alla musica klezmer, mentre Athens, France è un flusso di coscienza autobiografico su in incontro sessuale un po’ difficile con una ragazza. Science fair invece è una storia grottesca: comincia descrivendo un incidente in un laboratorio di chimica, e finisce in una galleria d’arte dove il protagonista entra con la maglietta sporca di Coca-Cola. Il pezzo è trainato da una batteria incalzante, mentre chitarre, sintetizzatori e violino si rincorrono come in un labirinto con velleità da jazz elettrico e il sassofono impazzisce.

Ogni brano di For the first time è a suo modo interessante: Sunglasses è una riuscita satira sulla classe media britannica, mentre Track x è il pezzo più dolce e melodico. Wood condisce i pezzi con citazioni divertenti, chiamando in causa Kanye West, Bruce Springsteen, ma anche il sacrificio di Isacco. Oltre alle influenze già citate, i Black Country, New Road da un lato ricordano i black midi, band che come loro si è formata nel locale londinese Windmill, ma con meno tecnicismi e una scrittura più interessante. Dall’altro lato fanno pensare al King Grule di 6 feet beneath the moon. Insomma, questa piccola e giovane comunità guidata da un leader riluttante ha delle cose da dire. Forse anche più di quelle contenute in questi primi sei brani.


Slowthai, I tried
Sono ai primi ascolti di Tyron, il nuovo disco del rapper britannico Slowthai, ma per ora non sono convinto. Il precedente Nothing great about Britain era un bel modo per raccontare il Regno Unito al tempo della Brexit, mentre questo disco, molto più autobiografico, sembra più che altro un tentativo maldestro di riabilitarsi dopo le frasi sessiste rivolte l’anno scorso a Katherine Ryan, conduttrice dei premi della rivista Nme.


Sharon Van Etten, On your way now
Un paio d’anni fa Sharon Van Etten ha registrato una canzone intitolata On your way now per il documentario Made in boise, la storia di quattro madri surrogate nell’Idaho. Ora finalmente è disponibile la versione completa del brano, scritta da Van Etten insieme a Mark McAdam.


3D X Gang Of Four feat. Nova Twins, Where the nightingale sings
Robert Del Naja dei Massive Attack ha remixato Where the nightingale sings dei Gang Of Four in collaborazione con il duo Nova Twins. Il pezzo è tratto da un album tributo al cantante della band britannica, Andy Gill, morto il 1 febbraio 2020. Il disco s’intitola The problem of leisure e uscirà a maggio. E invece quando arriva l’album nuovo dei Massive Attack? Io sono in astinenza.


Joan Thiele, Cinema
Per la produzione del suo nuovo singolo la cantautrice italocolombiana Joan Thiele si è affidata a due musicisti che hanno trovato spesso spazio da queste parti: Mace e Venerus. Scontato quindi segnalarla questo fine settimana. Cinema è un pezzo pop dal sapore vintage, con una bella melodia e dei fiati un po’ alla Stax Records.


P.S. Playlist aggiornata, buon ascolto!

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