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La Baviera indica come frenare l’estrema destra

I leader dei Verdi festeggiano i risultati elettorali a Monaco di Baviera, Germania, il 14 ottobre 2018. (Andreas Gebert, Reuters/Contrasto)

Da un’elezione all’altra, in tutta Europa, da qualche tempo ci si concentra solo su un indicatore: il risultato dei partiti populisti e di estrema destra. Ora però il voto del 14 ottobre in Baviera ci obbliga, fortunatamente, ad ampliare l’analisi.

Le elezioni in un land (regione) che rappresenta un sesto degli elettori tedeschi erano attese come un test politico cruciale, a causa degli incidenti con l’estrema destra di quest’estate, ma anche delle tensioni all’interno della coalizione nazionale tra Angela Merkel e i suoi alleati bavaresi dell’Unione cristiana sociale (Csu).

La grande lezione da trarre non nasce tanto dal risultato dell’estrema destra – con l’11 per cento possiamo parlare di un relativo fallimento, e di un arretramento rispetto alle elezioni dell’anno scorso nella stessa regione – quanto dalla frammentazione del voto. I partiti politici storici stanno perdendo slancio, e non solo in Germania. Lo abbiamo già visto in Francia e Italia.

Le vincitrici sono le formazioni più recenti, come l’estrema destra di Alternative für Deutschland (Afd), che aveva sorpreso l’anno scorso entrando in massa al Bundestag, ma anche i Verdi (Bündnis 90/Die Grünen) che in Baviera hanno raddoppiato i voti e sono diventati il secondo partito del land.

Gli elettori non si sono allineati all’incoerenza dei partiti tradizionali

Il caso della Csu bavarese è esemplare. Il partito conservatore, alleato al livello nazionale dei cristianodemocratici (Cdu) di Angela Merkel, domina la Baviera da decenni. Il 14 ottobre, però, ha ottenuto il risultato peggiore dal 1950, con circa il 35 per cento dei voti, quando nel 2003 superava il 60 per cento. La Csu ha pagato la sua incoerenza.

L’exploit di Afd nel 2017 ha seminato il panico nei vertici del partito, che hanno cercato di dare un colpo al cerchio e una alla botte, e soprattutto hanno voluto addossare il peso della crisi migratoria su Angela Merkel, al punto di rifiutarsi di invitarla al loro incontro elettorale.

Gli elettori non si sono allineati: una parte ha effettivamente scelto Afd, ma tanti altri si sono schierati con i Verdi, che in Baviera sono guidati dall’ala “realista” del partito e da una donna di 33 anni, Katharina Schulze, che si mostra volentieri con indosso gli abiti tradizionali bavaresi. I Verdi hanno inoltre beneficiato del tracollo prolungato dei socialdemocratici (Spd), che il 14 ottobre sono scesi sotto la soglia del 10 per cento, un’umiliazione.

Anche in Francia e Italia i partiti tradizionali sono crollati, ma la situazione dei due paesi è diversa: in Francia ad approfittarne è stato il movimento En marche del presidente Emmanuel Macron, mentre in Italia sono i populisti e l’estrema destra ad aver conquistato il potere.

L’avanzata dei Verdi, in Baviera ma anche alle legislative in Lussemburgo, dove hanno fatto segnare un risultato da record, dimostra che la deriva verso l’estrema destra non è ineluttabile. L’importante è far emergere proposte politiche alternative sia ai vecchi partiti ormai affaticati sia ai demagoghi.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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