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A Kinshasa si insedia un presidente contestato 

Sostenitori di Félix Tshisekedi a Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo, 7 gennaio 2019. (Jerome Delay, Ap/Ansa)

Doveva essere un momento storico, con la prima alternanza politica decisa dalle urne in Repubblica Democratica del Congo dopo l’indipendenza del 1960. Eppure il presidente che il 24 gennaio presta giuramento a Kinshasa non sembra essere quello uscito vincitore dallo scrutinio del 30 dicembre.

Comunque sia, la prova di forza del presidente uscente Joseph Kabila per imporre la sua scelta alla fine ha funzionato. Félix Tshisekedi, 55 anni, è il nuovo presidente del paese, con una legittimità molto contestata.

In questo enorme paese francofono con ottanta milioni di abitanti, le elezioni hanno dato luogo a intense manovre. I risultati provvisori hanno assegnato la vittoria a Tshisekedi, ma sono stati immediatamente denunciati. Una serie di liste elettroniche finita nelle mani dei giornalisti e le informazioni raccolte da migliaia di osservatori della chiesa cattolica, infatti, indicavano un altro vincitore: Martin Fayulu.

Il colpo di mano
Ma allora come è possibile che Tshisekedi sia stato nominato presidente del paese?Prima della proclamazione ufficiale dei risultati, l’Unione africana, che raggruppa tutti gli stati del continente, ha manifestato forti dubbi e ha voluto inviare una missione a Kinshasa. Il ministro degli esteri francese Jean-Yves Le Drian ha espresso delle obiezioni sulla base delle informazioni in suo possesso.

Ma non è servito. La corte costituzionale ha confermato la nomina di Félix Tshisekedi e le proteste del rivale Martin Fayulu sono rimaste lettera morta. I paesi africani, seguiti dall’Unione europea e dalla Francia, alla fine hanno preso atto degli ultimi sviluppi. Il colpo di mano è riuscito.

Kabila si farà da parte, anche se non si allontanerà di molto

Di fatto è stato il presidente uscente Joseph Kabila a orchestrare la manovra, dopo aver sicuramente ottenuto dal suo successore garanzie per la sua protezione. I sorprendenti risultati delle legislative che si sono svolte contemporaneamente hanno assegnato la maggioranza ai sostenitori di Kabila, e questo, in sostanza, gli permetterà di continuare a influire sugli affari del paese.

Quindi in Repubblica Democratica del Congo l’alternanza non ha funzionato?
Non esattamente. I congolesi volevano un’uscita di scena di Kabila, il cui mandato era scaduto già da due anni e che era rimasto aggrappato al potere malgrado decine di manifestazioni. Kabila si farà effettivamente da parte, anche se non si allontanerà di molto.

In attesa
In un paese che ha vissuto il lungo regno di Mobutu Sese Seko e poi quello dei due Kabila, padre e figlio, senza che le istituzioni funzionassero mai nel modo corretto, era difficile immaginare un processo elettorale senza scossoni.

Toccherà al nuovo presidente, figlio di uno storico oppositore, guadagnarsi la credibilità prima di tutto agli occhi dei congolesi, che finora non hanno ceduto alla tentazione di contestare i risultati elettorali in piazza.

In questo paese che presenta una società civile molto attiva e problemi enormi, Tshisekedi dovrà dimostrare di non essere un uomo di paglia. Altrimenti i congolesi si preoccuperanno di ricordargli, un giorno o l’altro, che ha conquistato il potere attraverso quello che chiamano un “colpo di mano elettorale”.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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