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Nonostante la Brexit, la difesa terrà vicini Regno Unito ed Europa

Una protesta contro la Brexit davanti al parlamento, Londra, 30 gennaio 2020. (Tolga Akmen, Afp)

Finora l’Unione europea ha potuto contare su due potenze nucleari che sono anche due membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu e con eserciti capaci di operare a livello internazionale. L’uscita di scena del Regno Unito lascia alla Francia il ruolo di unica potenza nucleare e principale forza militare in un continente che vive una grande incertezza strategica.

La domanda fondamentale, al momento della separazione, è la seguente: come conservare i forti legami con il Regno Unito sul piano della sicurezza e della difesa? O meglio, per usare una frase celebre, come fare a cambiare tutto senza che nulla cambi?

Francesi e britannici hanno discusso molto negli ultimi mesi per assicurarsi che la Brexit non indebolisca i rapporti costruiti nel corso del tempo malgrado una rivalità storica e malgrado la corsia preferenziale tra Londra e gli Stati Uniti, che per esempio hanno spinto il Regno Unito a partecipare alla catastrofica guerra del 2003 in Iraq (al contrario della Francia).

Accordi bilaterali
Oltre all’appartenenza alla Nato, Parigi e Londra sono legate da una serie di accordi, culminati con il trattato di Lancaster House del 2010. Questi accordi hanno una dimensione operativa (elicotteri britannici volano oggi in Sahel trasportando i soldati francesi) e una dimensione industriale, con la fabbricazione in comune di missili e droni.

Il capo di stato maggiore francese, il generale François Lecointre, l’ha sottolineato con parole forti: “I nostri due eserciti continuano a essere partner importanti l’uno dell’altro, ad avere bisogno l’uno dell’altro e a essere vicini. Mettono in atto uno strumento di dissuasione nucleare e hanno la cultura dell’impegno sul campo. Questo crea convergenze”.

Il Regno Unito fa parte dell’Iniziativa d’intervento europea, una sorta di Europa della difesa parallela

I legami di cui parla Lecointre non spariranno, anche perché sono bilaterali e non inseriti nel quadro dell’Unione europea o della Nato. A cambiare, invece , sarà il modo in cui la difesa europea continuerà a organizzarsi includendo il Regno Unito.

Come sarà possibile fare tutto questo dopo la Brexit? Il Regno Unito, per esempio, fa parte dell’Iniziativa d’intervento europea, una struttura creata nel 2018 e che oggi comprende 13 stati e rappresenta una sorta di Europa della difesa parallela. L’anno scorso, inoltre, il presidente francese Emmanuel Macron ha proposto di includere il Regno Unito nel progetto franco-tedesco del “Consiglio di sicurezza europeo” anche dopo la Brexit.

La Francia, evidentemente, vuole tenere in gioco Londra. Nonostante il rapporto franco-tedesco sia attualmente il più solido, Parigi pensa di aver bisogno della “triangolazione” con i britannici sul campo militare, per usare la formula di un diplomatico francese. Questo perché la Germania resta una potenza esitante a causa della sua storia, e il suo dialogo strategico con la Francia ne subisce gli effetti.

Se il Regno Unito prenderà il largo, tagliare i ponti in campo strategico non sarà comunque nel suo interesse né in quello dell’Europa. Il quadro globale e quello europeo non lo permettono, per non parlare della scarsa affidabilità dell’alleato statunitense. L’Europa resta paradossalmente un punto fisso insormontabile, anche per i britannici.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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