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La Germania si divide sugli aiuti da destinare all’Ucraina

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz a Berlino, 3 aprile 2022. (Hannibal Hanschke, Reuters/Contrasto)

L’onda d’urto dell’invasione russa dell’Ucraina attraversa tutti paesi d’Europa sollevando interrogativi cruciali. Ne abbiamo avuto un esempio in Francia con la battaglia verbale tra Macron e Le Pen, trasmessa in tv la sera del 20 aprile e incentrata in parte sui legami tra la candidata dell’estrema destra e la Russia di Putin. Ma è in Germania che imperversa una crisi politica, diplomatica e perfino morale che ha preso di sorpresa il paese.

Tre giorni dopo l’ingresso delle truppe russe in Ucraina, lo scorso 24 febbraio, Berlino aveva stupito tutti annunciando un aumento spettacolare delle sue spese militari ed evidenziando un cambiamento nella sua postura solitamente riservata. Due mesi dopo, però, la Germania viene criticata aspramente dai suoi vicini dell’Europa centrale e del Baltico, mentre il suo presidente, il socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier, ha subìto un umiliante affronto da parte dei leader ucraini, che si sono rifiutati di riceverlo a Kiev a causa dei legami intrattenuti in passato con Mosca.

All’interno del paese è in corso un acceso dibattito politico sulla portata e la natura degli aiuti da garantire all’Ucraina, e la tensione coinvolge perfino i ranghi della coalizione tra i socialdemocratici, i verdi e i liberali. I tedeschi, intanto, hanno scoperto con grande imbarazzo fino a che punto lo status della Germania nel continente sia stato danneggiato.

Accuse di compiacenza
Quella in corso in Germania è un’introspezione sul passato ma anche una discussione sul posizionamento attuale. Il presidente Steinmeier, già ministro degli esteri di Angela Merkel, ha fatto parte dei “Putin-Versteher”, “quelli che capiscono Putin”. Dopo l’invasione Steinmeier ha riconosciuto di essersi “sbagliato” su Putin e sull’opportunità di costruire il gasdotto NordStream2 che collega la Russia alla Germania aggirando l’Ucraina.

Evidentemente una parte del dibattito nasce dall’impossibilità per la Germania di rinunciare al gas russo abbastanza rapidamente da avere un impatto sul conflitto. L’argomento è estremamente delicato. In settimana Berlino ha annunciato che smetterà di acquistare petrolio russo entro la fine dell’anno, ma per il gas bisognerà attendere.

La Germania ha capito che i vicini dell’est non si fidano più della sua capacità di leadership

Il partito socialdemocratico del cancelliere Olaf Scholz è al centro di questa analisi, accusato di compiacenza se non addirittura di complicità passata con il Cremlino. L’ombra dell’ex cancelliere Gerhard Schröder, che a tutt’oggi lavora per l’azienda russa Gazprom, non è mai lontana…

La Germania, sempre attenta alla sua immagine e alla sua reputazione, ha capito che i vicini dell’est non si fidano più della sua capacità di leadership. Se Berlino guarda verso ovest, verso la Francia, non può ignorare che uno dei due candidati alle presidenziali, Marine Le Pen, contesta l’alleanza franco-tedesca che ha giocato un ruolo di primo piano nella costruzione europea fin dalle origini. Due specchi diversi per una Germania assalita dai dubbi.

Al momento l’intera classe politica tedesca è trascinata in questo dibattito. All’interno della coalizione la ministra degli esteri Annalena Baerbock, capofila dei Verdi, chiede la consegna di armi pesanti all’Ucraina, contro il parere del cancelliere e di parte dell’Spd.

La posta in gioco, nell’immediato, riguarda gli aiuti all’Ucraina. Ma al di là della situazione attuale, il dibattito è sulla leadership dell’Europa, con la guerra in Ucraina come marcatore. Vale per la Germania ma anche per il “tandem” franco-tedesco, che dovrà dimostrarsi all’altezza della sfida ucraina se vuole conservare il suo ruolo centrale.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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