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Gli alleati sono uniti sul sostegno all’Ucraina ma divisi sugli obiettivi

Un fucile dell’esercito ucraino a Siversk, nel Donetsk, 18 febbraio 2023. (Marko Djurica, Reuters/Contrasto)

A volte il presidente francese Emmanuel Macron si descrive come “padrone del calendario”. Ma di sicuro non lo è nel contesto della guerra in Ucraina, dove la tempistica dei combattimenti obbedisce ad altri “padroni”.

La gestione del tempo è comunque un tema importante in un conflitto. Macron ne ha parlato nel suo intervento alla conferenza di Monaco sulla sicurezza e in un’intervista che ha concesso successivamente a France Inter. L’argomento ha un impatto consistente sullo svolgimento della guerra, sui contorni di una pace possibile e sul resto del mondo, costretto a subire le conseguenze del conflitto.

Nel suo discorso, pronunciato a pochi giorni dal primo anniversario dell’invasione russa, Macron si è detto pronto all’eventualità di un conflitto prolungato in Ucraina. Ma ha anche aggiunto: “Dicendo questo, naturalmente non spero che vada così. Tuttavia, soprattutto se non speriamo che vada cosi, dobbiamo essere collettivamente credibili nel nostro impegno a mantenere lo sforzo attuale”.

Fronte stabilizzato
Questo equilibrio tra durata e sforzo è al centro della sfida del momento e degli scenari possibili in un (relativamente) breve termine.

Tutti i protagonisti sanno che oggi non è possibile alcun negoziato, perché i due schieramenti si preparano a offensive e controffensive già annunciate. Nelle prossime settimane assisteremo probabilmente ad alcuni degli scontri più duri di questa guerra.

Esiste dunque una differenza sostanziale di vedute sulla definizione della vittoria

Da settimane il fronte si è stabilizzato su una linea di circa un migliaio di chilometri, dopo i primi mesi caratterizzati da movimenti consistenti. L’esercito ucraino è sulla difensiva e attende le armi pesanti occidentali che gli sono state promesse e gli permetterebbero di provare a sfondare le linee russe. L’esercito di Putin, invece, ha beneficiato dei rinforzi arrivati grazie alla mobilitazione parziale e punta sui numeri e sulla sua capacità di incassare perdite più pesanti rispetto all’avversario.

Nelle sue dichiarazioni, che hanno fatto scalpore, Macron ha ammesso di coltivare la speranza che nella prossima fase l’Ucraina riesca a invertire i rapporti di forza a suo vantaggio, in modo da spingere il ritorno al tavolo delle trattative. Ma gli ucraini (nonché una parte degli europei) sono contrari a questo sviluppo perché seguono la logica della vittoria totale, con il recupero dei territori occupati dopo il 2014, compresa la Crimea.

Esiste dunque una differenza sostanziale di vedute sulla definizione della vittoria. È in quest’ottica che bisogna interpretare la frase con cui Macron ha chiarito che “schiacciare la Russia non sarà mai l’obiettivo della Francia”. Il presidente francese ha voluto rispondere a tutti quelli che, a cominciare dai paesi ex comunisti d’Europa, mescolano il sostegno accordato all’Ucraina con un profondo risentimento nei confronti dell’ex dominatore russo.

Questa divergenza oggi non crea problemi particolarmente gravi, anche perché tutti sono ormai d’accordo nel garantire il massimo sostegno all’Ucraina. Ma la questione si porrà qualora un negoziato dovesse diventare possibile dopo la prossima fase dei combattimenti, sia sui termini della trattativa sia sul suo principio di fondo.

Il primo anniversario della guerra è solo una tappa. Il vero momento cruciale potrebbe arrivare in estate, quando la guerra avrà ridefinito i rapporti di forza.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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