Alessandro Gazoia

Scrive di giornalismo, media, informatica su Minima et moralia e sul suo blog. Il suo ultimo libro è Senza filtro. Chi controlla l’informazione ( minimum fax 2016).

Spotlight e la nostalgia del giornalismo

Più che un film sullo scandalo dei preti pedofili di Boston, Tom McCarthy ha realizzato un’ode al giornalismo d’inchiesta. I nuovi metodi, gli ostacoli esterni e interni, il rischio della censura e dell’autocensura. Spotlight ricorda che nel giornalismo non si possono fare compromessi. Leggi

La fusione tra Mondadori e Rcs riguarda tutti noi

Venerdì 6 marzo il consiglio di amministrazione di Rcs ha dato un primo parere positivo sulla proposta di acquisizione non vincolante di Rcs Libri da parte di Mondadori, decidendo a maggioranza di concederle un’esclusiva fino al 29 maggio 2015. Solo tra qualche mese il nuovo consiglio d’amministrazione di Rcs prenderà una decisione definitiva, ma i mercati finanziari credono già nell’operazione, come mostrano i robusti rialzi di venerdì. Leggi

I linguaggi della comicità

Nei giorni del festival di Sanremo, è cresciuto l’interesse per la trasmissione Dopofestival, che la Rai manda solo sul web. E soprattutto per i monologhi comici di Saverio Raimondo. Leggi

A Sanremo non si parla italiano

Che lingua si parla all’Ariston? Gli svelti automatismi giornalistici, gli “intraducibili” vocaboli tecnici, i cari ricordi di vacanze studio a Londra e i famosi complessi di inferiorità danno fiera battaglia all’italiano. Leggi

La vita vera fuori del festival di Sanremo

Ristoratori, cuochi, baristi, tassisti, addetti alla sicurezza, fioristi: cosa succede attorno all’Ariston, in tempi di crisi economica. Leggi

I formidabili pasticci nelle canzoni di Sanremo

È interessante leggere i soli testi delle canzoni astraendoli dalle performance sul palco, non tanto per dare sfogo alle cattiverie sul poetese, quanto per cercare di capire com’è il mondo di questi brani, com’è l’Italia che raccontano. Leggi

Breve fenomenologia di Carlo Conti

Nella conferenza stampa di presentazione Carlo Conti dice che in questo Sanremo uscirà fuori il suo lato arturiano. Forse è un po’ troppo enfatico il richiamo ai cavalieri della leggenda ma certo condurre il Festival è una durissima medievale battaglia e… No, ho sentito male, era lato arboriano, e ora spiega: “Il mio fare da spalla ai comici”. Leggi

Sanremo non è il festival

Per l’amministrazione centrale, l’Istat e altri enti il nome ufficiale della città ligure è San Remo. L’amministrazione comunale e la Rai preferiscono però la versione laica, senza r maiuscola e spazio. Leggi

C’è chi ha imparato a torturare guardando le serie tv

La tortura può essere legittima e perfino catartica? Lo spettatore della serie tv americana 24 è portato a rispondere di sì. 24 contiene numerose scene di sevizie su “terroristi” esercitate da Jack Bauer (il personaggio principale, interpretato da Kiefer Sutherland) e insiste con forza sulla necessità di queste azioni estreme per salvare un grandissimo numero di vite umane. Di solito un evento catastrofico incombe e tutte le altre tecniche per far parlare il cattivo si sono mostrate improduttive (“Non ho più tempo: dimmi dov’è la bomba!”). Leggi

Dalla carta al digitale, il giornalismo nelle serie tv

Zoe Barnes vuole arrivare, in fretta. Ma quando la conosciamo, nella prima puntata della serie tv americana House of cards, viaggia su una nave che affonda, anzi su una barchetta di carta che tiene molto ad affondare con dignità. Lavora per il Washington Herald, un immaginario quotidiano della capitale americana chiaramente modellato sul Washington Post, il giornale che indagò sul caso Watergate e portò alle dimissioni il presidente Nixon, nel 1974. Da quei tempi gloriosi sono trascorsi quarant’anni, Zoe ne dimostra poco più della metà (l’attrice che la interpreta, Kate Mara, è nata nel 1983) e il passato è una scatola di ricordi da sgombrare. Leggi

A parte l’iva, perché in Italia gli ebook non vendono?

L’iva al 4 per cento oggi vista è come un riconoscimento del valore culturale del libro ma proprio per questo è spesso criticata per due ragioni. La prima lamenta il declino degli standard dell’editoria italiana e chiede perché il romanzo di Federico Moccia debba avere la stessa imposta di quello di Giorgio Vasta. La seconda chiede perché i libri di Moccia e Vasta e pure una biografia di Luciano Berio meritino l’iva agevolata mentre un disco di Berio, o di Charles Mingus, è soggetto a un’iva del 22 per cento. Leggi

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