07 luglio 2015 14:58

Non è raro che un fotogiornalista documenti guerre o disastri ambientali mentre sono in corso. Ma Ambroise Tézenas ha passato gli ultimi anni a raccontare i luoghi che diventano attrazioni turistiche dopo la partenza dei reporter.

Nel 2004 Tézenas era nello Sri Lanka quando uno tsunami uccise più di trentamila persone in pochi minuti. Quattro anni dopo, seppe che un treno coinvolto nel disastro era ancora fermo nella giungla dove lo avevano scagliato le onde. E questo treno era diventato una meta di pellegrinaggio di gruppi turistici.

È stato l’inizio di I was here, il progetto che l’ha portato in decine di luoghi un tempo protagonisti di conflitti e tragedie ambientali e oggi diventati attrazioni turistiche. Nei suoi viaggi, dalla Cambogia al Ruanda, dall’Ucraina agli Stati Uniti, Tézenas si è spostata come una qualsiasi turista: ha pagato i biglietti di entrata, ha fotografato quel che poteva fotografare il resto dei turisti e solo i luoghi accessibili a tutti.

L’espressione turismo del dolore, usata per la prima volta nel 1996 dal professor John Lennon della Glasgow Caledonian university, si riferisce al fascino esercitato sulle persone dalla morte e dall’orrore. Nella sua indagine, Lennon ha scoperto che questa attrazione è una combinazione tra sincero interesse per la storia, voyeurismo e, soprattutto negli ultimi anni, la facilità di accedere a determinate situazioni.

Lennon sottolinea che non si tratta di un fenomeno recente se si pensa per esempio al pubblico dai combattimenti nelle arene dell’antica Roma o alle esecuzioni di piazza nella Londra del diciassettesimo secolo.

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