10 ottobre 2013 11:30
Alcune barche che trasportavano immigrati, abbandonate nel porto di Lampedusa. (Roberto Salomone, Afp)

Il 9 ottobre la commissione giustizia del senato ha approvato un emendamento (presentato da due senatori del Movimento 5 stelle) che, se approvato dalle camere, abolirebbe il reato di clandestinità per gli immigrati irregolari in Italia. “O meglio”, spiega Redattore sociale, “la situazione di irregolarità si configurerà ancora come un illecito amministrativo, che però potrà essere punibile con l’ordine di espatrio e non con l’arresto. L’emendamento, invece, non tocca i provvedimenti di espulsione tutt’ora in essere e le altre fattispecie di reato contemplate dalla Bossi-Fini”.

La legge Bossi-Fini (30 luglio 2002, n. 189) prende il nome dall’ex leader di Alleanza nazionale Gianfranco Fini e da quello della Lega nord Umberto Bossi (all’epoca rispettivamente vicepresidente del consiglio e ministro per le riforme istituzionali nel governo Berlusconi II) e regola le politiche sull’immigrazione in Italia.

La norma ha sostituito e modificato la precedente legge Turco-Napolitano. 


Cosa prevede la legge:

  • Espulsioni immediate con accompagnamento alla frontiera. L’espulsione degli immigrati irregolari (in assenza di permesso di soggiorno e senza validi documenti d’identità) viene emessa in via amministrativa e deve essere immediatamente eseguita con l’accompagnamento alla frontiera da parte della forza pubblica. Gli immigrati irregolari privi di documenti di identità validi, vengono portati in centri di permanenza temporanea, istituiti dalla legge Turco-Napolitano, al fine di essere identificati e poi respinti.
  • Permesso di soggiorno solo con certificato di lavoro. L’ingresso e la permanenza degli immigrati sono rigidamente subordinati all’esercizio di un’attività lavorativa, che deve essere certificata tramite il contratto di soggiorno e il rilascio di un permesso di soggiorno della durata fino a due anni per i rapporti a tempo indeterminato (fino a un anno negli altri casi). Il diniego del visto di ingresso non deve essere più motivato, salvo alcune eccezioni.
  • Restrizioni nella durata del permesso e dei criteri per restare in Italia. La legge ha ristretto la durata del permesso di soggiorno degli immigrati disoccupati (da dodici mesi a sei mesi). Ha inoltre aumentato il numero degli anni (da cinque a sei) necessari per ottenere la carta di soggiorno (il requisito è stato successivamente riportato a cinque anni per l’adeguamento a una direttiva europea).
  • Respingimenti in acque extraterritoriali e reato di favoreggiamento. La norma ammette i respingimenti al paese di origine in acque extraterritoriali, in base ad accordi bilaterali fra Italia e paesi limitrofi. L’intenzione è far sì che le imbarcazioni che trasportano migranti non attracchino sulle coste italiane e che l’identificazione degli aventi diritto all’asilo politico e a prestazioni di cure mediche e assistenza avvenga direttamente in mare, sui natanti delle forze dell’ordine. Chi aiuta i migranti a entrare nel paese rischia l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, reato punito con la reclusione fino a tre anni e con una multa fino a 15mila euro per ogni persona “favorita”.
  • Impronte digitali e restrizioni delle tutele. La Bossi-Fini ha inoltre introdotto l’obbligo di rilevamento e registrazione delle impronte digitali degli immigrati al momento del rilascio o del rinnovo del permesso di soggiorno. Ha inoltre imposto restrizioni alla possibilità di tutela in caso di respingimento e ha innalzato da 30 a 60 giorni il tempo massimo di trattenimento nei centri di permanenza temporanea. Il tetto è stato stabilito fino ad un massimo di 180 giorni dal pacchetto sicurezza del 2009.

La legge 15 luglio 2009, n. 94 (facente parte del così detto pacchetto sicurezza) ha introdotto anche il reato di immigrazione clandestina, con un’ammenda da cinquemila a diecimila euro per lo straniero che entra illegalmente nel territorio dello stato.

(Anna Franchin)

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