27 ottobre 2015 13:24

Il consiglio di stato ha stabilito che il riconoscimento da parte dei comuni italiani di matrimoni tra persone dello stesso sesso avvenuti all’estero non è legittimo. Il 18 ottobre 2014 il sindaco di Roma Ignazio Marino aveva trascritto sui registri dell’anagrafe sedici matrimoni omosessuali e l’allora prefetto della città Giuseppe Pecoraro, su indicazione del ministero dell’interno, aveva annullato il provvedimento: il 26 ottobre il consiglio di stato ha respinto il ricorso contro l’annullamento che era stato presentato da alcune coppie e dal comune capitolino.

La sentenza è valida anche per le trascrizioni effettuate in altre città. Infatti Marino aveva seguito l’esempio di altri sindaci, come Virginio Merola a Bologna e Giuliano Pisapia a Milano.

Per i giudici del consiglio di stato i matrimoni omosessuali non possono essere trascritti per la stessa ragione per cui non possono essere officiati: l’ordinamento italiano prevede che, tra i requisiti per potersi sposare, due persone debbano essere di sesso diverso l’una dall’altra.

Il funzionario che celebra le nozze deve verificare la presenza dei requisiti, e così deve fare anche l’ufficiale dello stato civile che trascrive le unioni avvenute all’estero. Anche gli argomenti che chiamavano in causa atti europei o trattati internazionali sono stati rigettati dal consiglio di stato: “Non appare in definitiva configurabile allo stato del diritto convenzionale europeo e sovranazionale un diritto fondamentale al matrimonio omosessuale”, si legge nella sentenza di ieri.

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Il consiglio di stato ha anche stabilito che i prefetti hanno l’autorità di annullare registrazioni illegittime, come aveva fatto Pecoraro. All’inizio di marzo il tribunale amministrativo del Lazio aveva affermato che l’annullamento poteva essere disposto solo dall’autorità giudiziaria ordinaria e ora la situazione è stata ribaltata dal consiglio di stato: i prefetti hanno il potere di “autotutela sugli atti adottati contra legem dall’organo subordinato”.

Secondo gli avvocati della Rete Lenford, un’associazione per la difesa dei diritti della comunità lgbt: “La sentenza si pone in aperto contrasto con le pronunce della corte di cassazione sulla validità dei matrimoni contratti all’estero”. L’associazione si oppone anche alla decisione in merito all’autorità dei prefetti sugli atti di stato civile.

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