12 marzo 2017 18:00

David Armitage, Jo Guldi, Manifesto per la storia
Donzelli, 262 pagine, 22 euro

“Sul lungo periodo siamo tutti morti”, diceva John Maynard Keynes. Forse anche per questa ragione negli ultimi quarant’anni gli storici si sono concentrati in genere su periodi più brevi di quelli analizzati dagli storici dell’epoca precedente, legati a prospettive come quella della longue durée di Fernand Braudel.

Secondo David Armitage e Jo Guldi si è così affermato il dominio di una prospettiva a breve termine (short-terminism)molto dannosa per gli studi storici. A questa prospettiva occorre reagire per rilanciare ricerche che possano consentirci, come era avvenuto tra otto e novecento, di usare il passato per costruire il futuro. Non sempre questo manifesto coglie nel segno, a partire dall’identificazione dello short-terminism come problema principale, contraddetta da analisi come quelle microstoriche poco estese nel tempo ma ricche di implicazioni teoriche. Eppure ha il merito di rilanciare un dibattito che da tempo taceva, quello sull’utilità della storia.

Oggi nuove tecnologie ci forniscono strumenti potenti per leggere il passato (il digitale ci consente di cercare parole in testi sterminati, la dendrocronologia e l’analisi dei ghiacci ci fanno seguire il cambiamento climatico): occorre metterle al servizio di una riflessione che permetta di comprendere meglio le grandi trasformazioni che stiamo attraversando.

Questa rubrica è stata pubblicata il 10 marzo 2017 a pagina 84 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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