01 novembre 2014 18:39

Giovanni Cucchi, padre di Stefano, ha detto: “È una sentenza che rappresenta il fallimento dello stato”. A ben vedere, in quelle parole c’è la sintesi più efficace di una matura teoria dello stato di diritto e di una moderna scienza della politica. E, infatti, il primo fondamento sul quale poggia la legittimazione giuridica e morale dello stato democratico è la sua capacità di tutelare la vita dei cittadini.

In altre parole lo stato può pretendere ubbidienza e rispetto delle leggi solo se si mostra in grado di garantire l’incolumità dei suoi membri. E, in primo luogo, l’integrità fisica e l’inviolabilità del corpo. Ancor più quando quel corpo si trova in stato di reclusione e privato della libertà.

È allora che, il corpo di quel cittadino – indipendentemente dalla condizione sociale e dal curriculum penale – deve diventare per lo stato il bene più prezioso. Quello meritevole della protezione la più rigorosa e la più intransigente. Così non è accaduto a Stefano Cucchi e a tanti altri prima e dopo di lui.

Nel corso di una lunghissima settimana, Cucchi ha conosciuto e attraversato dodici diversi luoghi, corrispondenti ad altrettanti istituti e strutture statuali (due caserme dei carabinieri, celle di sicurezza e aula di un tribunale, infermerie e stanze di pronto soccorso, prigione e reparto detentivo).

Dodici stazioni di una straziante via crucis che lo hanno visto cadere e rialzarsi e, poi, venire umiliato spezzato annichilito e messo in un angolo e abbandonato. E sono altri ancora gli elementi che possono arrivare a comporre una sorta di sacra rappresentazione. C’è, dopo l’agonia, quella Deposizione del corpo piagato e illividito sul tavolo dell’obitorio e la sua pubblica ostensione.

E ci sono quelle figure femminili, forti e dolenti – tra Antigone e le donne pie che assistono e soccorrono – intorno a un sepolcro dove il dolore di un giovane uomo diventa il dolore del mondo.

Luigi Manconi è un sociologo italiano. Ha promosso l’associazione A buon diritto__. È senatore del Partito democratico e presidente della commissione per la tutela dei diritti umani.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it