04 novembre 2014 14:36

Ignazio Marino è l’unico politico italiano paragonabile a François Hollande: dopo più di un anno in carica il suo livello di popolarità è vicino al 13 per cento e nel Partito democratico c’è già chi sta pensando a come sbarazzarsene.

Eppure, a me il sindaco di Roma piace. Al contrario dei suoi predecessori fa grosso modo quello che aveva annunciato e i romani che urlano come ossessi davanti alle sue iniziative avrebbero fatto meglio a leggere il suo programma. Devo comunque precisare che abito nel centro della capitale e che mi sposto a piedi o con i mezzi pubblici in un perimetro piuttosto ridotto.

Dopo aver pedonalizzato via dei Fori imperiali, la grande arteria larga come un’autostrada che va da piazza Venezia al Colosseo, ridotto drasticamente la superficie dei tavolini all’aperto dei caffè e dei ristoranti che occupavano senza autorizzazione lo spazio pubblico e sloggiato i pittori da strapazzo che avevano invaso piazza Navona, Marino ha restituito ai pedoni il Tridente, cioè le tre strade (via del Corso, via di Ripetta e via del Babuino) che confluiscono in piazza del Popolo. Sembra quasi di stare in una città del nord.

Da quando vivo nella Città eterna questo progetto è stato evocato ogni anno, ma nessuno aveva mai avuto il coraggio politico di realizzarlo. Appena si discuteva della possibilità di limitare la loro mobilità, tassisti, automobilisti, motociclisti, conduttori di “botticelle” (carrozze a cavallo), cioè altrettanti elettori arrabbiati, avevano tutti da ridire.

Ma il sindaco che si sposta in bicicletta (cosa piuttosto pericolosa a Roma, bisogna riconoscerlo) non sembra preoccuparsi delle critiche che piovono su di lui (o almeno così dice). Orgogliosi a giusto titolo del loro passato glorioso, i romani del 2014 vorrebbero poter usare la città come i loro antenati e andare dove vogliono con l’automobile o il motorino.

Ma questo non è ragionevole. L’anfiteatro Flavio è stato per anni una rotatoria, prima che ci si rendesse conto che il passaggio di duemila veicoli all’ora sbriciolava i suoi marmi come pane secco.

Allora, forza Ignazio! Anche con il 13 per cento di popolarità e con poche probabilità di essere rieletto, rimangono ancora tante cose da fare. Un esempio (che tra l’altro non costerebbe molto caro): sistemare la riva sinistra del Tevere così com’è stato fatto per la riva destra, con una pista ciclabile asfaltata per chi fa jogging (come il sottoscritto) e chi va in bicicletta.

Attualmente è una vera e propria discarica, con sacchi di spazzatura, bottiglie rotte, ripari di barboni, mucchi di rami e tronchi d’alberi che risalgono anche alla piena del 2008-09. Si possono ammirare anche i relitti di due navi in decomposizione. Se vuoi, caro Ignazio, posso darti una mano.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

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