30 settembre 2013 16:56

Mi scrive Federico: “Mi piacerebbe discutere con te dell’antipatia che le persone creative e fantasiose si tirano dietro. Del conflitto aperto o nascosto che si genera, anche in casa (esperienza personale…). Spesso dunque la creatività viene sconfitta, castrata, perché essere fantasiosi sembra essere male”.

Bel quesito, no? Non so se si possa affermare così, generalizzando, che le persone creative sono antipatiche. In realtà i temi impliciti nelle affermazioni di Federico sono più di uno. Provo a ordinarli in una lista che parte dal generale e arriva al particolare.

A pensarci bene, la creatività non è mai stata valorizzata e apprezzata quanto lo è oggi. Per dire: ancora ai tempi di Galileo un’illuminazione creativa poteva significare la galera, o anche peggio. L’idea di “creatività” comincia a delinearsi con l’illuminismo ed è figlia del novecento. Oggi l’importanza anche economica delle attività creative è ampiamente riconosciuta.

Nel 2008 l’esplosione mondiale della crisi economico-finanziaria ha provocato una caduta della domanda globale e una contrazione del 12 per cento nel commercio internazionale. Tuttavia, le esportazioni mondiali di prodotti e servizi creativi hanno continuato a crescere, raggiungendo i 592 miliardi di dollari nel 2008 e più che raddoppiando il valore del 2002, con un 14 per cento di crescita continuativa per sei anni consecutivi.

A dirlo (a pagina XXIII) è il “Creative economy report 2010” delle Nazioni Unite. Il quale aggiunge che…

…la creatività è strategica per i paesi in via di sviluppo. Che è multidisciplinare. Che è connessa con l’istruzione e l’identità culturale. Che ogni paese è però differente, e che ciascuno dovrebbe quindi individuare la propria via per sviluppare imprese creative e prodotti che abbiano uno specific touch and splendor. Per inciso: nell’indice globale delle città creative del Martin Prosperity institute, oggi Roma è al 51° posto, Milano al 43°, New York al 10°, Londra al 7°, Seattle al 2°, Ottawa al 1°.

Ora, consideriamo che la creatività consiste nell’unire elementi esistenti in nuove combinazioni utili. Un bell’articolo di BrainPickings offre una serie di esempi di cosa significhi, nella pratica, “combinare elementi”. Grazie anche alla diffusione dell’istruzione (più persone che sanno più cose) e all’avvento del web (più informazione, più facilmente disponibile, almeno per chi sappia cercare e selezionare) oggi coltivare la creatività sembrerebbe per chiunque, almeno in teoria, facile come non mai.

E allora, perché non è così? I motivi sono diversi: da una parte, per avere idee creative (qualcosa di diverso sia dalla fantasticheria, sia dalla pura trasgressione fine a se stessa) bisogna essere esperti nel proprio campo e darsi da fare per continuare a migliorare. Dall’altra, le persone creative hanno bisogno, per esprimersi al meglio, di operare in ambienti favorevoli, cioè tali da offrire tutti gli strumenti necessari e da riconoscere il valore del contributo creativo. E non tutti, non sempre, i singoli ambienti (familiari o professionali o sociali) sono così.

Inoltre: un comportamento creativo è per definizione destabilizzante. Intuizioni e prodotti creativi possono, prima di venir valorizzati socialmente, essere individualmente percepiti come minacciosi (e suscitare reazioni conflittuali e aggressive) o risultare incomprensibili. Guardatevi questo elenco di errori di giudizio, dal quattrocento ai giorni nostri. Il Déjeuner sur l’herbe di Manet, che ora consideriamo uno dei capolavori dell’ottocento, suscita scandalo e viene rifiutato dalla critica. La Madama Butterfly viene sonoramente fischiata alla Scala (ma Puccini non demorde, la modifica e la ripresenta a Brescia: trionfo).

Infine: non credo che gli individui creativi vengano di norma percepiti come antipatici (anzi: molti sono amati, onorati… e qualche volta invidiati). Sta di fatto che non hanno un carattere facile e interagire con loro può essere piuttosto complicato. Qui sette consigli dalla Harvard Business Review per gestire persone creative in azienda. Non ho trovato online un elenco altrettanto convincente di consigli per risultare creativi e simpatici a colpo sicuro. Ma, magari, potremmo scriverlo insieme.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it