23 marzo 2014 09:06

Pur non residente in Veneto, anch’io ho votato nel referendum per l’indipendenza nel Veneto. Venerdì - con un finto indirizzo veronese e un inesistente numero di documento - mi sono bastati meno di due minuti per ricevere online il codice necessario.

Questo la dice lunga sull’affidabilità di questo sondaggio online, gonfiato a referendum dagli organizzatori privati di plebiscito.eu. Ovvio che il risultato corrisponde alle attese. L’89 per cento dei 2.360.000 votanti si sono espressi per l’indipendenza della “repubblica sovrana” del Veneto. Cifre non verificabili, ma che comunque possono essere valutate come espressione del crescente disagio tra la laguna di Venezia e le montagne di Cortina.

Ma l’aspetto curioso di questo referendum - definito “pittoresco” dal sindaco di Venezia Giorgio Orsoni- è un altro. Mentre il voto è stato quasi completamente trascurato dalla stampa italiana e ha suscitato notevole interesse tra quella straniera, che ha invitato il presidente Luca Zaia nella propria sede romana. Il leghista, dopo una notevole diffidenza iniziale, ha partecipato al referendum, votando per l’indipendenza della sua regione. Sono state la stampa russa e quella britannica a dimostrare particolare interesse per l’avvenimento nella patria del prosecco. In Russia i mezzi d’informazione statali hanno dedicato ampio spazio alla consultazione, paragonandola al voto in Crimea: “L’Italia settentrionale cerca l’indipendenza”.

Sulla Potsdamer Platz di Berlino giornalisti russi chiedevano a ignari passanti: “Ha sentito parlare del referendum sull’indipendenza del Veneto?”. Nei reportage si parlava di uno “sviluppo storico nel cuore d’Europa”, perché i cittadini “vogliono uscire anche dalla Nato e dall’Unione europea”. Diverso il tenore dei giornalisti britannici, che hanno seguito il voto con uno sguardo specifico sul referendum atteso in Scozia.

Gli “eredi della Serenissima” hanno festeggiato la vittoria venerdì sera a Treviso, dove la Lega l’anno scorso aveva subìto la sconfitta più bruciante. Circa 500 sostenitori, sventolando la bandiera di San Marco, hanno applaudito il presidente del comitato Gianluca Busato che ha proclamato l’indipendenza: “Anche dalle altre regioni sta emergendo la consapevolezza che la strada del diritto di autodeterminazione che in Veneto sta trionfando è l’unica soluzione per liberarsi dal peggiore mostro burocratico del mondo occidentale. La bestia sanguinolenta dello stato italiano è odiata da tutti i suoi sudditi in ogni dove. Semo un cuor solo, semo un solo popolo”.

Nell’entusiasmo collettivo, per gli organizzatori le poche centinaia in piazza diventano ottomila. Eccessi, che certamente non giovano alla causa. Gioisce Andrea Viviani, che nel 1997 fece parte del gruppo che assaltò il campanile di San Marco: “Un giorno come questo lo aspettavamo da vent’anni”. I Serenissimi festeggiano senza freni per ore: “Per noi è un sogno”.

E tale rimarrà. Perché il gioco non è affatto finito. Ora la Lega vuole il proprio referendum e preme per approvare la proposta di legge ferma in consiglio regionale che prevede l’introduzione di una consultazione ufficiale. Forza Italia non mostra nessuna fretta. E, una volta approvata, la legge potrebbe essere impugnata davanti alla corte costituzionale, perché un referendum sull’indipendenza non è previsto dalla costituzione.

Nel frattempo incomberanno le elezioni regionali, alle quali il governatore Luca Zaia difficilmente riuscirà a sopravvivere.

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