08 agosto 2012 09:48

Non è raro, soprattutto in questo periodo, che mi ritrovi a parlare d’Italia con degli amici inglesi in vacanza nel Bel paese. So che la maggior parte dei miei amici è gente informata che conosce abbastanza bene la situazione italiana e non pensa minimamente che il Regno Unito sia il migliore dei mondi possibili.

Però i pregiudizi a volte sono subdoli e cerco di tenere in serbo qualche dato o aneddoto sull’Italia per spiazzare gli amici. Uno che mi è sempre piaciuto tirar fuori è il fatto che l’Italia ha un tasso di natalità tra i più bassi dell’Europa (nei primi anni novanta era addirittura il più basso). Il mito della famiglia allargata italiana è duro a morire, e quindi il dato fa ancora impressione, soprattutto quando dico agli amici che in confronto il Regno Unito è un paese sforna-bambini (gli ultimi dati Eurostat, del 2010, danno una media di 1,41 bambini per ogni donna adulta in Italia, mentre nel Regno Unito il tasso è di 1,98).

Un altro fatto che trovo sempre che abbia qualche effetto è legato a una piccola isola felice locale nel quadro spesso desolante della gestione dei rifiuti in Italia. A Città della Pieve, il comune dove abito, si pratica, da alcuni anni, un’agevolazione per chi porta i rifiuti differenziati in ricicleria. Ogni residente ha diritto a una tessera magnetica che si chiama Ricicard. Quando vai in ricicleria, il vetro, la carta, la plastica e il ferro che porti vengono pesati e alla fine dell’anno il totale viene tradotto in un rimborso sulla Tarsu (tassa sui rifiuti) dell’anno successivo. In altre parole, più ricicli, meno paghi.

Non si tratta mai di una somma ingente. L’anno scorso, dopo aver portato nel 2010 una massa di riviste, giornali e bottiglie di vino, mi è arrivato un rimborso di 21,46 euro. Ma è comunque qualcosa: ti ripaga la benzina dei viaggi in ricicleria e ti regala qualche caffè, oltre alla soddisfazione di essere (almeno in questo) un buon cittadino.

Non so quanti altri comuni italiani applicano questo sistema (scusate la pigrizia giornalistica, ma in un blog credo che sia consentita). In Inghilterra,

il primo progetto pilota in questo senso è partito nel 2010. Ma il rimborso è meno diretto: avviene attraverso dei buoni che possono essere scambiati per beni o servizi nei negozi locali, al cinema o al teatro. E comunque da allora il progetto è rimasto a livello pilota, circoscritto a un paio di comuni a ovest di Londra. I miei amici inglesi non sanno nemmeno che esiste e rimangono a bocca aperta quando gli parlo del sistema di rimborsi pievese.

Dunque, provate un po’ a immaginare il mio sconcerto quando ricevo la bolletta Tarsu per l’anno 2011 e vedo che la voce Bonus Ricicard non c’è. So che c’è una soglia di 150 chili, sotto alla quale non scatta il rimborso. Allora mi metto a riflettere. Abbiamo forse bevuto di meno in famiglia l’anno scorso? No, il mio fegato dice diversamente – e tutte quelle bottiglie sono finite alla ricicleria, insieme a pile di giornali, riviste e quelle montagne di plastica che si accumulano nonostante tutti gli sforzi che facciamo per comparne di meno.

Non mi rimane scelta. Vado in comune, armato della bolletta di quest’anno e di quella del anno scorso. Anche se non è uno dei giorni stabiliti per le lamentele Tarsu, la signora dell’Economato mi ascolta gentilmente. Mi ricorda della soglia di 150 chili, ma quando le dico che non mi risulta di aver riciclato di meno nel 2011 mi dice che è sempre possibile che si tratti di un errore loro.

Va a consultare il computer, poi un grosso registro. Torna da me e mi dice: “Sì, effettivamente, è un errore nostro. Sono 30 euro e 4 centesimi. Li vuole in contanti?”.

Per un attimo sono rimasto lì impalato, senza parole.

Solo dopo mi è venuto in mente che avrei dovuto fare un quadro con il ricavato di questa mia contestazione: un biglietto da 20 euro, uno da 10 e quattro monete da un centesimo. Invece ho usato i soldi per comprare una bottiglia di spumante buono.

Quella sera, io e mia moglie abbiamo brindato a un piccolo miracolo di rispetto per l’ambiente e per il cittadino, di quelli che in questi tempi ci vogliono proprio. Adesso la bottiglia vuota è là con le altre, pronta da riciclare.

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