02 agosto 2013 10:43

Alle 10.25 del 2 agosto 1980 una bomba è esplosa alla stazione di Bologna, provocando 85 morti e 200 feriti. L’ordigno era dentro una valigia abbandonata nella sala d’aspetto della stazione.

Dopo aver scartato l’ipotesi di un incidente, inizialmente sostenuta dal governo italiano e da una parte delle forze di polizia, la magistratura si è concentrata sulla pista del terrorismo di estrema destra.

Il 23 novembre 1995, dopo anni di processi, condanne in primo grado e assoluzioni, la corte di cassazione ha condannato all’ergastolo come esecutori della strage i neofascisti dei Nuclei armati rivoluzionari, Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. L’ex capo della loggia massonica P2 Licio Gelli, l’ex agente del Sismi Francesco Pazienza e gli ufficiali dei servizi segreti Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte sono stati condannati per il depistaggio delle indagini.

A causa della lunghezza del processo, e del fatto che molti dettagli non siano stati ancora oggi chiariti, negli anni si sono formate anche ipotesi alternative sui responsabili della strage di Bologna. Francesco Cossiga, che ai tempi era presidente del consiglio, nel 2008 ha dichiarato al Corriere della Sera che la bomba non era opera di estremisti di destra, ma di un gruppo di terroristi palestinesi.

Secondo Ilich Ramírez Sánchez, terrorista venezuelano legato alla resistenza palestinese noto come Carlos, l’ordigno alla stazione è stato piazzato dalla Cia e dal Mossad, per punire il presunto filoarabismo italiano di quegli anni.

Il 19 agosto 2011 la procura di Bologna ha aperto una nuova inchiesta sulla strage, e ha iscritto nel registro degli indagati due terroristi tedeschi, Thomas Kram e Christa Margot Frohlich, entrambi legati al gruppo di Carlos. I due erano presenti a Bologna il giorno dell’attentato.

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