La fascia di potenziali elettori tra i 18 e i 30 anni in Italia è composta da 7,7 milioni di persone, un gruppo in cui l’astensionismo va dal 30 per cento delle politiche del 2018 al 50 per cento delle europee 2019 (prendendo quindi in considerazione le ultime consultazioni che hanno coinvolto l’intero corpo elettorale, referendum a parte). Questo significa che gli under 30 che andranno alle urne a settembre sono calcolabili tra i 2,3 e i 3,8 milioni. Vista la tendenza, forse di meno e difficilmente di più.

La fascia di potenziali elettori over 55 è invece composta da 24,7 milioni di persone. Il tasso di astensionismo di questo gruppo anagrafico è, mediamente, di 15 punti percentuali inferiore a quello degli under 35, quindi è ipotizzabile che alle prossime elezioni saranno circa 11-12 milioni i “seniores” che andranno a votare.

In altre parole, anche se con un certo margine di approssimazione, è probabile che il 25 settembre si presenteranno alle urne almeno tre elettori con più di 55 anni per ogni elettore con meno di 35.

La promessa di pensioni migliori è considerata molto rilevante per la fascia anziana degli elettori

Questa forbice spiega facilmente la partenza della campagna elettorale delle destre, tutta incentrata sul tema delle pensioni. Silvio Berlusconi promette una “minima” di mille euro, Matteo Salvini s’impegna per riformare la legge Fornero facendo scendere a 41 gli anni di anzianità necessari per ritirarsi dal lavoro, indipendentemente dall’età.

Ma c’è di più, ed è il cosiddetto pull factor, cioè l’elemento che secondo gli studiosi di flussi elettorali può attirare alle urne. La promessa di pensioni migliori è considerata molto rilevante per la fascia anziana, incerta tra andare a votare e astenersi. Per contro, si è molto indebolito uno dei maggiori pull factor giovanili del 2018, cioè il Movimento 5 stelle.

Sarà quindi una campagna elettorale indirizzata più agli anziani che ai giovani. Il che significa, tra l’altro, che sarà ancora molto importante il ruolo della televisione e molto minore quello di internet e dei social network, a parte Facebook.

Ma significa anche un’altra cosa: che in assenza di maggiori entrate dalla fiscalità generale (dato l’impegno della destra a non alzare le tasse), se le promesse sulle pensioni di Berlusconi e Salvini fossero mantenute si tradurrebbero in un dislocamento di risorse verso la fascia di popolazione anziana – i cosiddetti boomers – prelevandole dai servizi e dai sussidi per tutti, giovani inclusi.

E in coda a tutto questo ha spazio anche una considerazione più strettamente politica. Negli Stati Uniti e in Francia, Bernie Sanders e Jean-Luc Mélenchon sono riusciti a mobilitare la fascia di elettori giovani, così come Podemos in Spagna. In Italia, al momento, non sembra che ci sia alcuna forza di sinistra o di centrosinistra né capace né intenzionata a fare altrettanto.

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