Particelle virali del vaiolo delle scimmie. (dotted zebra, Alamy)

Secondo l’ultimo bollettino dell’Organizzazione mondiale della sanità, i casi di vaiolo delle scimmie registrati fuori dall’Africa dallo scorso maggio sono più di 44mila, con un incremento del 26 per cento rispetto a sette giorni prima. In Italia i casi sono 714, cioè 52 in più rispetto alla settimana precedente. I sintomi del vaiolo delle scimmie (in inglese monkeypox o Mpx) sono tra gli altri febbre, mal di testa, linfonodi gonfi, dolori muscolari e, a qualche giorno dalla comparsa dei primi sintomi, un’eruzione cutanea con lesioni che si evolvono in vescicole, pustole e croste. I trattamenti sono soprattutto sintomatici e di sostegno, ma in genere i sintomi tendono a risolversi spontaneamente in 2-4 settimane. I casi di decesso per Mpx sono estremamente rari e riguardano quasi sempre persone già affette da altre patologie.

Al momento le persone colpite dal virus fuori dall’Africa continuano a essere in grandissima maggioranza uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (dall’inglese men who have sex with men, msm). Il fatto che il virus stia attualmente circolando soprattutto tra uomini queer ha generato fin dall’inizio una certa confusione nell’opinione pubblica sul modo in cui si trasmette: l’Mpx, che è stato scoperto negli anni settanta, non è una malattia trasmessa sessualmente. È un virus presente nei roditori africani che può essere trasmesso da persona a persona principalmente attraverso il contatto: quello ravvicinato pelle a pelle, quello con le ferite e le lesioni o attraverso lo scambio di fluidi corporei e secrezioni respiratorie. Le eruzioni cutanee che caratterizzano l’evoluzione della malattia, e le successive croste, sono particolarmente infettive.

I rapporti sessuali quindi sono solo un tipo di contatto ravvicinato che può favorire l’infezione, ma allo stesso modo in cui per esempio potrebbe farlo il contatto stretto tra una madre e la figlia. Al momento, il fatto che il virus stia circolando tra uomini che hanno più partner sessuali non dipende da una sua caratteristica specifica, ma è solo uno dei possibili canali di trasmissione. Nel caso di trasmissione attraverso un rapporto sessuale l’eruzione cutanea si concentra nella zona genitale e anale, il che può rendere la malattia estremamente dolorosa.

Forse memori della pessima gestione dell’epidemia di aids negli anni ottanta e novanta, nelle prime settimane dei focolai di Mpx fuori dall’Africa il personale medico e i mezzi di informazione hanno mostrato un certo imbarazzo e a volte perfino difficoltà a trovare un equilibrio tra la volontà di non creare uno stigma intorno alla comunità omosessuale e il dato di fatto che quel gruppo di persone fosse effettivamente quello quasi esclusivamente colpito (degli attuali 714 casi in Italia, 704 sono uomini).

Vaccini efficaci
Oggi le campagne di vaccinazione negli Stati Uniti e in Europa, compresa l’Italia, si stanno giustamente concentrando sul gruppo di popolazione più suscettibile di contrarre la malattia. La vaccinazione contro il vaiolo (praticata in Italia fino 1981) sembra avere una buona efficacia anche contro l’Mpx, ma al momento non esiste un vaccino specifico per questa malattia. È stata però dimostrata l’efficacia del vaccino per il vaiolo di più recente generazione, il MVA-BN, commercializzato come Imvanex in Europa e Jynneos negli Stati Uniti. Il problema è che l’unica azienda farmaceutica al mondo che lo produce, la danese Bavarian Nordic, non era pronta all’improvviso aumento della domanda e per ora non riesce a produrre abbastanza vaccini. E vista la scarsità di dosi disponibili, molti paesi hanno quindi deciso di dare la precedenza alle persone più a rischio. Negli Stati Uniti, oltre al contatto diretto con una persona positiva all’Mpx, i criteri per essere dichiarati eleggibili al vaccino sono essere un uomo che ha rapporti sessuali con uomini, aver avuto più partner sessuali nelle ultime settimane e abitare in un’area geografica dove il virus si sta effettivamente diffondendo.

In Italia, invece, come nella maggior parte dei paesi europei, oltre al personale di laboratorio con possibile esposizione diretta al virus, il modulo di richiesta del vaccino individua persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini msm che rientrano in questi criteri di rischio:

- Ha avuto una storia recente (ultimi tre mesi) con più partner sessuali?
- Ha partecipato a eventi di sesso di gruppo?
- Ha partecipato a incontri sessuali in locali/club/cruising/saune?
- Ha avuto una recente infezione sessualmente trasmessa (sifilide, gonorrea, clamidia) con almeno un episodio nell’ultimo anno?
- Ha abitudine con la pratica di associare gli atti sessuali al consumo di droghe chimiche (chemsex)?

Senza rispondere sì ad almeno una di queste domande non si è ritenuti idonei a ricevere il vaccino (e il relativo richiamo alcune settimane più tardi). Le domande poste sul modulo però, potrebbero creare qualche problema: per quanto sia apprezzabile l’approccio pragmatico e non pruriginoso alla questione, viene il dubbio che la richiesta così dettagliata di pratiche sessuali che molti considerano private possa essere un deterrente a richiedere il vaccino. Sul modulo non è specificato in nessun modo chi avrà accesso a queste informazioni e dove saranno archiviate. Per quanto si possa immaginare che cadano nella categoria di informazioni sensibili tra medico e paziente, molti potrebbero non sentirsi a proprio agio a mettere nero su bianco - e inviare a un generico indirizzo email - che partecipano a incontri di sesso di gruppo dove si fa uso di droghe.

Il problema comunque al momento non si pone: finora le dosi di vaccino arrivate all’Italia sono state cinquemila, distribuite tra le regioni in proporzione ai casi diagnosticati, che sono state tutte prenotate nel giro di pochi giorni. Per ora quindi la campagna di vaccinazione è quasi simbolica, visto il bassissimo numero di persone che ne hanno potuto beneficiare. Entro la fine del mese però sono attese altre 12mila dosi nel nostro paese e, nelle prossime settimane sarà cruciale riuscire a convincere il più alto numero possibile di uomini che hanno rapporti sessuali con uomini a vaccinarsi per arginare la diffusione del virus.

“In questo momento l’infezione si amplifica nella comunità dei maschi che hanno più partner maschili, ma può fuoriuscire da quella cerchia di persone e infettare i nuclei familiari”, ha scritto la virologa Ilaria Capua il 2 agosto sul Corriere della Sera. “Si potrebbero infettare le persone che vivono a contatto con le persone attualmente infette tra cui anche i bambini, che da settembre andranno a scuola. E lì sappiamo che è proprio difficile controllare le infezioni”.

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