Un po’ come è successo con la musica internazionale, il 2022 è stato un anno interlocutorio per la discografia italiana. Dopo un 2021 di alto livello – nel quale sono usciti Ira di Iosonouncane, OBE di Mace, Noi, loro, gli altri di Marracash e La terza estate dell’amore di Cosmo – negli ultimi dodici mesi sono mancati dischi di peso. I grandi assenti sono soprattutto il pop e il rap, che sembrano essersi normalizzati dopo le innovazioni innescate negli ultimi anni dall’indie di cantautori come Calcutta e dalla trap. Nel 2022 la scena se la sono presa in gran parte musicisti meno abituati ai riflettori, che però hanno pubblicato dischi di ottima fattura. Ecco la lista, mentre qui trovate il link a una playlist di Spotify con due brani estratti da ogni album.

10. Scacco al maestro, Calibro 35
Era naturale che prima o poi i Calibro 35 facessero questo omaggio a Ennio Morricone. Del resto già nel loro esordio erano presenti Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e altri brani del compositore romano. Scacco al maestro è un omaggio sentito, che ha la forza di essere sobrio ma non scontato. I Calibro 35 sono una sicurezza.

9. Io cerco per sempre un bivio sicuro, Marco Giudici
Nato come una specie di installazione sonora, questo album è stato registrato il 23 e 24 aprile alla Casa degli artisti di Milano in due session aperte al pubblico. Di fronte a trenta persone Marco Giudici, Adele Altro e Alessandro Cau hanno composto e suonato i pezzi del disco, che comincia con una suite strumentale (che a me ha fatto pensare in qualche modo a Promises di Floating Points e Pharoah Sanders) e si conclude con un brano cantato a tre voci. Un piccolo saggio di come si crea qualcosa di bello partendo da pochi semplici elementi.

8. La ragazza del futuro, Cesare Cremonini
Il migliore pop mainstream in Italia, non da oggi, lo fa Cesare Cremonini. Il cantautore bolognese è maestro di melodie, e anche stavolta ne ha tirate fuori alcune niente male, con tanto di orchestrazioni registrate ancora una volta a Abbey Road. Alta qualità per le radio.

7. Volevo magia, Verdena
Arrivato a ben sette anni di distanza dal doppio Endkadenz (se non si conta la parentesi della colonna sonora del film America latina dei fratelli D’Innocenzo), Volevo magia è la naturale prosecuzione degli ultimi lavori dei Verdena e contiene tutte le stranezze che ti aspetti dalla band bergamasca, tra atmosfere sospese e versi come “Certi magazine che sono compagni tuoi”, capaci di far deragliare il senso comune. Il brano più triste dell’album, Nei rami, e forse il più bello, arriva alla fine.

6. qonati, Deriansky
In un momento di stasi del rap italiano, nel quale faticano a emergere novità interessanti, è spuntato Deriansky: nato nel 1999, il musicista cresciuto a Parma scrive e produce i suoi brani, rappando sopra basi noise. Il suo secondo album qonati, concepito mentre il rapper era ricoverato in ospedale perché non riusciva a smettere di vomitare, è uno sfogatoio a base di rime ben concepite e basi che mescolano suoni noise ed elettronici. Una delle sorprese del 2022.

5. Rade, Paolo Angeli
Paolo Angeli è un artista unico nel panorama italiano, a partire dallo strumento che suona, la chitarra preparata. Il suo ultimo disco, Rade, è un inno al Mediterraneo in bilico come sempre a cavallo tra avanguardia e folk. Attraversa territori e generi, dal rebetiko (Baklawa) al flamenco (Mare lungo), ma alla fine torna sempre al luogo d’origine di Angeli: la Sardegna.

4. Entropia Padrepio, Post Nebbia
Il giovane padovano Carlo Corbellini è un nome da marcare stretto, perché sta dimostrando un gran bel talento. Ascoltando il suo progetto Post Nebbia (già autore due anni fa dell’ottimo Canale paesaggi) si capisce che Corbellini ha interiorizzato bene la lezione di Tame Impala e MGMT (basta ascoltare il suono pastoso di Voce fuori campo per rendersene conto). Entropia padrepio, terzo album del gruppo veneto, prosegue sulla scia del lavoro precedente. Promossi, ma possono fare ancora di più.

3. Radio Whitemary, Whitemary
Che bell’esordio, quello della romana Whitemary, al secolo Biancamaria Scoccia. Perché fare pop elettronico così è più difficile di quello che sembra, e perché Whitemary sa dosare la voce molto bene (del resto ha studiato canto jazz). Niente di regolare è uno dei miei brani italiani preferiti di quest’anno. E andate a vederla dal vivo, sul palco dà il meglio di sé.

2. Bar Mediterraneo, Nu Genea
Bar Mediterraneo, secondo disco del duo napoletano trapiantato a Berlino, non ha l’effetto sorpresa del precedente Nuova Napoli ma conferma che Massimo Di Lena e Lucio Aquilina non sono finiti per caso a riempire locali e festival in Italia e all’estero. Sono due musicisti e arrangiatori seri, che sanno come maneggiare la leggerezza. Una dote non banale. E Marechià (in realtà pubblicato nell’estate del 2021) è un singolo davvero azzeccato: ha una melodia e un uso delle chitarre da manuale.

1. Vahiné, Gigi Masin
Il musicista veneziano Gigi Masin, 67 anni, è un veterano della musica elettronica, ma ci ha messo tanto per uscire dall’anonimato e paradossalmente è più conosciuto all’estero che in Italia. Il suo stile mescola ambient, techno e suoni del mondo e si abbandona spesso alle atmosfere dilatate. Il suo ultimo album, Vahiné, è un omaggio alla moglie, scomparsa di recente. È un disco poetico, intenso, che parte dalle atmosfere sognanti di Marilene (Somewhere in Texas), un brano guidato dal campionamento di una kalimba, per approdare alla techno del pezzo che dà il titolo al disco. Se non lo conoscete, partite da qui per riscoprire il resto della sua discografia, merita davvero.

Questo articolo è tratto da Musicale, una newsletter di Internazionale che racconta il mondo della musica. Ci si iscrive qui.

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