Illustrazione di Andrea Ventura

Sono le 13.35 quando arriva, a grandi falcate, tutta in nero, pantaloni morbidi, maglia senza maniche, scarpe sportive, non un millimetro di tacco per i suoi 178 centimetri, uno zaino sulle spalle. Vera Gheno, 46 anni, sociolinguista, traduttrice, per vent’anni collaboratrice dell’Accademia della Crusca e da un paio di mesi ricercatrice a tempo determinato all’università di Firenze, ha appena lasciato gli studenti del suo workshop di tre giorni al Festival di Internazionale a Ferrara, ha un’agenda zeppa di interviste e presentazioni del suo ultimo libro, Le ragioni del dubbio (Einaudi), e tra un paio d’ore deve prendere un treno.

“Ci mettiamo qui?”. Da maggio a ottobre i tavoli della trattoria il Sorpasso, nel centro storico della città, sono disposti all’aperto nel cortile di palazzo Crema. “Mangio tutto, non tanto ma bene, con preferenza di vino buono e carne”, mi ha detto Gheno ieri al telefono.

Diversità quotidiana

Gheno lascia cadere a terra il suo zaino pesante e prende posto, fa un rapido calcolo del tempo che abbiamo a disposizione, poi mi guarda e fa un sorriso come a dire: “Eccomi”. Da un altro tavolo qualcuno ci osserva, le faccio notare che ormai è una persona famosa, forse l’hanno riconosciuta: Vera Gheno, quella dello schwa. Nel suo libro Femminili singolari (effequ 2019) Gheno ha indicato lo schwa (ə), il segno dell’alfabeto fonetico internazionale che corrisponde a una vocale media, come una possibile desinenza per esprimere non tanto il genere neutro, dice, quanto “la pluralità”: non solo il maschile e il femminile, ma anche tutti i generi non binari. A causa dello schwa nell’estate del 2020 è finita suo malgrado al centro di un feroce dibattito sul predominio del genere maschile nella lingua italiana che continua ad accendere gli animi e a riempire la pagine dei giornali. Schernita da alcuni, difesa da altri, smentita dall’Accademia della Crusca, in realtà Gheno è naturalmente refrattaria alle definizioni rigide. “M’interessano le questioni liminali della lingua, ai limiti della norma”, dice. “E fare divulgazione di qualità su queste questioni”.

Ma non è merito del suo libro se la gente ha cominciato a discutere dell’uso di ministra e avvocata o a mettere asterischi e chiocciole al posto delle regolari desinenze: “I tempi erano maturi”. Cosa è cambiato? “Internet e la globalizzazione ci hanno messo in contatto continuo con la diversità, facendola diventare un’esperienza quotidiana. Sul piano linguistico questo ha significato dare la parola a tutti e rendere visibile una lingua che prima era nascosta. Su internet succede che arriva qualcuno e dà un nome a qualcosa, c’è la possibilità di nominare la differenza in maniera paritaria”, dice. “Probabilmente lo schwa non è la soluzione, ma è certamente un sintomo. La questione esiste: ci sono persone che non si riconoscono nel maschile o nel femminile, e il maschile sovraesteso non funziona più”. Alzare barricate è inutile e controproducente, c’è posto per tutti, “purché si rispetti l’idea che l’altro ha di sé”.

Quando lavorava all’Accademia della Crusca, Gheno gestiva l’account Twitter, e i social network sono uno dei suoi territori di studio preferiti. È qui che la lingua mostra la sua capacità di adattamento, è qui che s’incontra un italiano informale pieno di neologismi, abbreviazioni e grafie alternative. “Proprio oggi ho ricevuto la spunta blu di Face­book!”, mi annuncia. È il bollino con cui il social network certifica l’autenticità del profilo di un personaggio pubblico. “Per motivi anagrafici uso Facebook per parlare di me e del mio lavoro, su Instagram solo gattini”, dice.

Lo chef Saro Mantarro ci propone tre bianchi alla mescita. Per Gheno, che all’ultimo secondo ha rinunciato alla tagliata di filetto di manzo per ordinare entusiasticamente il piatto più tipico della cucina ferrarese, la salamina da sugo, suggerisce un pecorino fermentato sulle bucce, ma lei opta per un muscadet profumato.

Etichette

“Forse sono stata tra le prime a dare importanza scientifica al linguaggio ampio, oltre il binarismo di genere”, continua. L’espressione “linguaggio inclusivo” le va stretta: “Presuppone una disuguaglianza tra chi include e chi viene incluso, definisce una società in cui i normali includono i non normali. Preferisco parlare, seguendo il consiglio dello scrittore e divulgatore Fabrizio Acanfora, di convivenza delle differenze”, spiega allungando la forchetta verso l’antipasto di pomodori verdi fritti che ci stiamo dividendo. Nella parte interna dell’avambraccio destro ha tatuata una grande forbice, “in omaggio alla nonna ungherese sarta, Irén”. Sul sinistro e sulle spalle ha altri tatuaggi, compresa una citazione di Frank Patrick Herbert, l’autore di Dune: “Fear is the mind killer” .

Il 24 settembre l’Accademia della Crusca ha liquidato schwa e asterischi come “forzature al sistema linguistico”, invitando a “un uso consapevole del maschile plurale” per tutti i generi. Davvero se adottiamo queste desinenze estranee all’ortografia dell’italiano rischiamo di non capirci più? Gheno scoppia a ridere. “In generale, chi si lamenta del caos o afferma che va tutto bene così com’è appartiene alle file di coloro che non hanno mai avuto un problema di autorappresentazione linguistica. Le parole sono atti identitari, raccontano chi siamo. Guarda caso nel momento in cui nomini il maschio cisgender bianco lui si offende perché gli hai dato un’etichetta. Per me invece la possibilità di essere cis rispetto a trans è stata una bellissima scoperta”. Gheno ha pubblicato una decina di libri con case editrici diverse. “Una mia editrix mi ha detto che sono fedifraga, ma in realtà sono poliamorosa”, spiega. Editrix? “È una donna, dovrei chiamarla editor?”.

Nel pomeriggio Gheno ha ancora un evento pubblico, poi prenderà un altro treno per tornare nella sua Firenze. Lì ci sono la casa, tre gatti, i genitori e la figlia di quasi tredici anni. “A Firenze c’è la parte che mi tiene a terra”.

Da sapere
Il conto

Trattoria Il Sorpasso
Via Saraceno 118, Ferrara

1 Pomodori verdi fritti 6,00
1 Salamina da sugo ferrarese con purea di patate 15,00
1 Turlu turlu (Gran sformato di verdure) 15,00
2 Bicchieri di vino 8,00
1 Caffè1,00

Totale 45,00


Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it