Il 30 giugno l’Istat ha diffuso i dati sull’inflazione nel mese. Di nuovo, siamo davanti a un record, con un ritmo di aumento dei prezzi che ricorda (a chi c’era) gli anni ottanta del novecento. I prezzi al consumo salgono dell’8 per cento su base annua. I prezzi dell’energia, se misurati separatamente, mostrano un impressionante aumento del 48,7 per cento. Non siamo soli. Lo stesso giorno sono arrivati i dati dell’Eurostat, e viene fuori che l’eurozona sta peggio dell’Italia, in media: più 8,6 per cento.

Il peggioramento era atteso, anche se la sua dimensione in larga parte supera le aspettative. Ma c’è un’eccezione, un lieve ma importante segnale in controtendenza. Viene dalla Germania, dove a giugno il tasso di inflazione, pur essendo a livelli altrettanto alti, ha registrato una discesa: era all’8,7 per cento a maggio, si prevedeva che salisse a giugno, invece si è fermato all’8,2 per cento.

A cosa si deve questa inversione di tendenza, nel paese più duramente esposto all’aumento del prezzo del gas e del petrolio russi? Gli analisti per una volta hanno una risposta univoca, semplice come un biglietto del tram. Si tratta dell’offerta speciale fatta dal governo tedesco, che ha messo a disposizione di tutti un biglietto mensile a 9 euro, con il quale viaggiare su tutti i mezzi di trasporto urbano e sui treni locali e regionali. In parallelo, il governo tedesco ha varato temporanei sgravi fiscali per contenere gli aumenti della benzina e dell’elettricità. Ma è opinione generale che l’impatto maggiore sia proprio quello di treni e autobus a buon mercato, che hanno agito come un freno all’inflazione.

È una ricetta da copiare, perché ha due effetti positivi. Aiuta le famiglie e i singoli a viaggiare e muoversi senza spendere una fortuna alle pompe di benzina. E aiuta l’ambiente, riducendo i consumi di carburante, facendo passare concretamente l’idea che un aiuto al portafoglio può aiutare anche la lotta al cambiamento climatico. Il messaggio è chiaro: il mondo sta andando in una direzione per cui alcuni consumi privati non sono più sostenibili. La risposta può stare nei beni pubblici, come i trasporti. Si dirà: impossibile da fare in Italia, dove i trasporti urbani sono spesso da incubo e i treni dei pendolari un carnaio. Ma non è destino che sia così, e l’offerta può migliorare se c’è una domanda crescente, e una conseguente pressione collettiva. I fondi del piano europeo per la generazione futura dovrebbero servire anche a questo.

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