Questo articolo è uscito il 19 marzo 2022 a pagina 29 del numero 19 dell’Essenziale. Puoi abbonarti qui.

Il motivo per cui due donne oggi simbolo di emancipazione femminile, Eleonora Duse e Freya Stark, abbiano scelto di vivere e riposare per sempre ad Asolo, in provincia di Treviso, risulta chiaro anche andando a visitare le loro tombe. Sono due lapidi di pietra molto semplici posate a terra, senza nessuna frase né orpelli. Solo una particolarità: sono entrambe orientate in senso opposto rispetto a chi arriva, così che per leggere i nomi bisogna girarci intorno. Le due donne, che in epoche diverse hanno lasciato un segno indelebile rispettivamente nel teatro moderno e nell’arte del viaggiare, hanno chiesto di essere seppellite con una lapide rivolta verso il monte Grappa.

In una lettera Duse spiegò che la sua richiesta era un omaggio ai soldati della prima guerra mondiale, che lei aveva assistito, perché considerava il monte un altare naturale alla loro memoria. Ma la sua scelta riguardava anche l’amore per lo stile di vita semplice che aveva trovato in questo borgo: “Amo Asolo perché è bello e tranquillo. Allorché al mattino apro le imposte della mia camera, nel vano della finestra si inquadra il Monte Grappa. Allora metto due vasi di fiori sul davanzale. Questo sarà l’asilo della mia ultima vecchiaia, e qui desidero di essere seppellita”. Dunque la pace e l’orizzonte o, per meglio dire, gli orizzonti: Giosuè Carducci, in un colpo di genio per niente esagerato, chiamò Asolo la città dei cento orizzonti.

La bellezza di questo borgo è data prima di tutto dalla posizione geografica: a soli 70 chilometri da Venezia e arrampicata su una collina ai piedi delle Prealpi, Asolo è un museo a cielo aperto dove si può passeggiare come se fossero i primi del novecento e si potesse ancora incontrare Gabriele D’Annunzio a zonzo per i vicoli.

Prima ancora di Duse e Stark, un’altra grande donna aveva fatto di questo paesino il suo rifugio esistenziale: nel 1498 Caterina Cornaro, la regina di Cipro, fu costretta ad abdicare e cedere il suo regno alla repubblica di Venezia, ricevendo in cambio il castello di Asolo e le terre circostanti. In pieno rinascimento, quindi, Caterina divenne domina di queste terre, mettendo in piedi una piccola corte, come testimoniano i dipinti di Giorgione e i versi di Pietro Bembo. E da quell’epoca Asolo non ha più smesso di ospitare artisti e poeti, viaggiatori ai tempi del Grand Tour, attori e divi durante il periodo della Dolce vita.

La stanza di Freya

Visitando Villa Freya, oggi una residenza privata ma aperta al pubblico, si capisce subito che la sua padrona, una delle più importanti viaggiatrici del novecento, pioniera del travel writing moderno e sublime cartografa, l’aveva scelta per un motivo preciso: la vista che fa presagire un altrove. Oggi della villa si può visitare solo il magnifico giardino digradante, ma il museo civico di Asolo ha allestito la Stanza di Freya, uno spazio in cui sono raccolti i suoi disegni, gli oggetti e i taccuini di viaggio, da cui emerge la figura di una donna che ha sfidato ogni convenzione sociale, ha mostrato coraggio nelle circostanze più ardue e ha viaggiato per il puro piacere di farlo. Del suo rifugio ha scritto: “Non potresti vedere altra cosa più bella di Asolo ora.

D’inverno, coperta di neve abbagliante, queste colline ci si avvicinano; ma in primavera assumono un colore pallido e lontano e diventano remote e intime come sogni. Nascondono il profilo merlato delle Dolomiti con una grazia vivente, quasi domestica, che si attorciglia sopra e intorno le loro profondità e precipizi come la vita stessa”. Tutto questo detto da una donna che viaggiò in lungo e in largo per il Medio Oriente quando le donne non andavano neanche a fare la spesa da sole, che a 84 anni ha ridisceso l’Eufrate a bordo di una zattera, a 88 anni ha scalato l’Himalaya a dorso di pony e a 90 anni ha attraversato il deserto siriano. Eppure Stark considerò casa solo Asolo ed è qui che morì a 100 anni nel 1993.

“Per conoscere bisogna andare nei luoghi, incontrare la gente, parlare con loro. Solo allora tutto il mondo ti viene incontro come un’onda”, ha scritto Freya. Allora non resta che andarsene in giro senza fretta per questo borgo e provare a conoscerlo attraverso i suoi abitanti, accoglienti e desiderosi di chiacchierare. Cominciamo dal Caffè Centrale, un bar antichissimo che è di per sé un pezzo di storia del borgo, teatro di incontri memorabili: i fratelli Botter, che lo gestiscono da quarant’anni, per far provare ai clienti l’emozione di sedere nel posto in cui un tempo si fermavano Ernest Hemingway, Carlo Scarpa o Henry James, hanno scritto i nomi del personaggi famosi sul retro delle sedie da regista.

Beatrice Bonsembiante, presidente della pro loco, spiega che quello che rende Asolo diversa dal resto del Veneto e gli asolani molto più cavai fora (letteralmente “cavati fuori”, nel senso di meno provinciali) è proprio la forte presenza di stranieri e di influenze esterne che ha sempre caratterizzato il borgo. “Paradossalmente la vicinanza con Venezia invece è stata un deterrente per il turismo, perché Venezia è autoreferenziale, basta a se stessa”.

Prosecco locale

Per anni succursale del celebre albergo veneziano prima che cambiasse proprietario, l’hotel Villa Cipriani di Asolo è un posto perfetto per l’aperitivo, visto che difficilmente ci si potrà permettere di alloggiare in una delle sue 28 stanze a cinque stelle. Un prosecco locale con vista però è tutto quello che serve, accompagnato poi dagli strepitosi cicchetti: mini porzioni di parmigiana, frittelle mignon di radicchio trevigiano, polpettine di carne.

Dall’hotel si passeggia verso la piazza centrale passando sotto la Casa dell’Arco, un edificio del cinquecento che fu la splendida abitazione di Eleonora Duse, e proseguendo si trova anche l’Albergo al Sole, dove l’attrice soggiornava prima di stabilirsi definitivamente qui. Nell’hotel è ancora possibile dormire nella camera 202, che era la suite di Duse.

All’ora di pranzo ci si ferma all’Osteria al Bacaro: prezzi contenuti, ottimi vini locali anche al calice e piatti di una volta, tra cui baccalà mantecato, polenta, minestrone e stinco di maiale. L’Osteria si trova in via Robert Browning, il poeta inglese che s’innamorò di Asolo e lo elesse luogo d’ispirazione, tanto da coniare il termine “asolando”: “Lo stato d’animo di felicità che accompagna quelle passeggiate che ti fanno scoprire la bellezza del perdersi nei propri pensieri, godendo di un paesaggio”.

Fino alla rocca

Asolo è davvero il paradiso del camminatore. Dal centro partono molti sentieri, come quello delle Due rocche o quello della Buttarella, più breve del primo ma ugualmente incantevole. Anche per chi non vuole camminare è imprescindibile salire almeno fino alla rocca (che d’inverno chiude per alcuni periodi) e alla chiesetta di San Giorgio, posta su un belvedere da cui si ammira un orizzonte mozzafiato: dalle Prealpi alle Dolomiti Bellunesi e al Piave, dalla pianura con i colli Berici e i colli Euganei fino, nelle giornate più limpide, alla laguna di Venezia.

La “Stalingrado del Veneto”, uno dei tanti nomi con cui viene chiamata Asolo, in questo caso perché è tra i pochi comuni veneti tradizionalmente amministrati dalla sinistra, era stata candidata a capitale della cultura 2024. E anche se alla fine a vincere è stata Pesaro, resta comunque forte l’intenzione di proiettare Asolo nel futuro. “Noi trattiamo il turista come un ospite”, dice Mauro Migliorini, sindaco del borgo . “Lavoriamo sull’idea di turismo attivo e sostenibile da molto prima della rivalutazione dei borghi di cui si parla tanto oggi. Curare, mantenere, apprezzare, difendere sono i nostri obiettivi”.

Info
Dove alloggiare

Villa il Galero
Otto camere finemente decorate con stucchi e affreschi in una villa d’epoca.
villailgalero.it
Albergo al Sole
Hotel a cinque stelle, ma non troppo costoso, a due passi dalla piazza principale del paese.
albergoalsoleasolo.com
Cento orizzonti
Residenza diffusa, ospitata in due strutture antiche e restaurate in modo accurato.
centorizzonti.com


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