Piazza Inferiore di San Francesco. Assisi, novembre 2020. (Mauro Flamini, Universal Images Group/Getty)

Lungo il cammino che va da Gubbio alla sua città, che secondo la tradizione Francesco d’Assisi percorse tra il febbraio e il marzo del 1206, si narra che il frate subì un’aggressione da parte di un gruppo di briganti che lo spinsero sulla neve. Francesco chiese dunque accoglienza a dei ricchi abitanti del posto e trovò asilo nel castello di Coccorano. Dall’episodio, contenuto nella biografia del santo di Tommaso da Celano, si evince che Francesco non camminava per questi sentieri solo con il bel tempo e che queste terre aspre e selvatiche sono abitate da persone ospitali.

Otto secoli dopo il paesaggio della valle del Chiascio, l’affluente del Tevere che serpeggia lungo il tragitto selvaggio tra le due città medievali, non è cambiato granché, se si esclude la diga costruita nel 1980 e mai portata a termine, che comunque non riesce a rovinare la bellezza arcaica della vallata.

Dante Alighieri nel canto XI del Paradiso scrisse: “Intra Tupino e l’acqua che discende / del colle eletto dal beato Ubaldo”, riferendosi proprio ai fiumi Topino e Chiascio (“l’acqua che discende del colle eletto dal Beato Ubaldo”), mentre il “colle eletto” è il monte Ingino, sopra a Gubbio, dal quale nasce questo fiume. Senza dubbio camminare per le antiche vie francescane ci ricorda l’eterno connubio tra terra e cielo, la maestosità delle “sorelle piante”, quel silenzio che qualcuno ha definito metafisico e che, soprattutto nei mesi freddi, non abbandona mai il camminatore neanche nelle zone più popolate.

Il passaporto del pellegrino

Al netto di tutte le rivisitazioni modaiole, cambi di nome, tentativi vani di farne il nostro cammino di Santiago, quello di san Francesco, già Sentiero francescano della pace, ora rinominato più laicamente La via di Francesco, si dovrebbe chiamare in un solo modo: il cammino che cura.

Il sentiero, che per il frate fu un percorso di liberazione verso la vita spirituale, va da La Verna, in Toscana, fino a Roma, passando per l’Umbria e la Sabina. Questo itinerario consiste in due tappe della cosiddetta via del nord: la Gubbio-Valfabbrica (38 chilometri) e la Valfabbrica-Assisi (circa 14 chilometri). Ma la prima tratta è meglio dividerla in due, pernottando nella località Valdichiascio, cosa che fa durare il viaggio tre giorni e due notti.

Del resto basta anche una sola tappa del cammino per richiedere il “passaporto del pellegrino”, un certificato gratuito che consente di avere accesso agevolato alle strutture di accoglienza lungo il percorso. In tutti i casi anche il camminatore più disinteressato alle vicende del santo patrono d’Italia sa che il tratto umbro, soprattutto quello che arriva ad Assisi, ha un fascino particolare per la presenza di una natura potente e sproporzionata. Non sarebbe azzardato definire questa sorta di canyon un enorme healing garden, prendendo a prestito il termine che si usa per quei giardini costruiti all’interno di case di cura o centri riabilitativi.

Cerro, roverella, carpino nero e orniello sono le piante che circondano i sentieri dove non è difficile incrociare istrici, cerbiatti, cinghiali, scoiattoli, volpi, lepri. E naturalmente è ancora viva la presenza del lupo. L’autunno e l’inverno qui possono essere ventosi e umidi, ma gli odori che si sprigionano sono più intensi rispetto a quelli della stagione estiva, sono i profumi di una vegetazione che invade i sentieri, i muri, le case.

Lasciandosi alle spalle Gubbio con la sua eleganza austera non c’è nulla di meglio che fare una sosta alla chiesetta delle Ripe, una minuscola pieve sperduta nella valle: questo è uno dei luoghi del cammino più adatti alla meditazione e al raccoglimento. Poco distante da qui c’è Pratale, il podere gestito da Etain Addey, britannica ma umbra da quasi mezzo secolo, ben conosciuta tra gli “ecologisti profondi” della Rete bioregionale italiana.

Addey, autrice di libri magnifici scritti direttamente in italiano come La vita della giumenta bianca (Magi edizioni) e Una gioia silenziosa (Fiori Gialli), ospita chiunque voglia fermarsi al podere, a patto di dare una mano con le attività della campagna e degli animali. Da qualche tempo Addey ha un telefono cellulare, ma meglio comunque usare l’email. Purtroppo, o per fortuna, nella guida Di qui passò Francesco (Terre di Mezzo Editore), la bibbia del camminatore, non è citato l’unico luogo che un ipotetico Francesco dei giorni nostri frequenterebbe di sicuro.

A poche ore di cammino da Pratale c’è l’Eremo di San Pietro in Vigneto, un tempo abbazia benedettina e rifugio perfetto per i pellegrini. Più simile a una fortificazione che a un luogo religioso, ha mantenuto il suo carisma nonostante il restauro un po’ invasivo fatto negli anni novanta. Da qualche anno il cambio di gestione ha finalmente reso l’eremo un luogo accogliente, diversamente da quando ad abitarlo era l’eremita don Basilio Martin. Oggi è animato dalla confraternita di san Jacopo de Compostela di Perugia: ci si può fermare per un caffè o a pernottare.

Un caffè sotto il pergolato

Di anno in anno lungo il cammino aumentano le strutture che improvvisano ospitalità ad hoc, come se bastasse scrivere “pax et bonum” all’ingresso, ma nel complesso questa zona dell’Umbria è ancora salva dal turismo di massa. Anche se questo non vale per il centro storico di Assisi, divenuto ormai una sorta di unico negozio di souvenir.

Proseguendo l’itinerario s’incontra la chiesa di Caprignone, che nel 1223 ospitò il primo capitolo dell’ordine dei francescani. La chiesa è formata da uno spazio unitario, le superfici sono nude, lo stile è essenziale secondo il canone estetico dell’ordine. Peccato che sia possibile visitarla solo il 15 agosto, quando il vescovo di Gubbio viene a celebrare la messa.

Lungo la strada da Caprignone a Biscina, ci s’imbatte in un pergolato proprio sul limitare della strada e se si arriva subito dopo pranzo, intorno alle 14, gli anziani coniugi Passeri vi offriranno volentieri il caffè. In cambio soltanto di quattro chiacchiere. Sarete stanchi: il cammino, soprattutto il tratto da Gubbio a Biscina, è decisamente impegnativo, sconsigliato a chi vuole farlo con i bambini. Perfetto per i cani che però non sono bene accetti in tutte le strutture, sempre meglio chiedere. A Biscina vale la pena di visitare il castello, un luogo meraviglioso nonostante lo stato d’abbandono e i rovi che crescono inesorabili.

Da Biscina si arriva a Valfabbrica, l’unico centro abitato che s’incontra in questo tragitto. Valfabbrica è semplice e accogliente, ma la dimenticherete presto. L’Ostello francescano nel centro del paesino è perfetto, pulito e con un bel giardino. Gli ultimi chilometri, quelli tra Valfabbrica e Assisi, sono quasi tutti pianeggianti e per la maggior parte su strade asfaltate, ma il percorso è comunque incantato.

L’ultima ora di cammino vale tutto il viaggio: durante la lunga strada strapiena di ulivi si vede spuntare Assisi sul lato della montagna, con l’enorme basilica che a poco a poco si fa sempre più maestosa. La salita per arrivare in cima è altrettanto bella: normalmente la città non si raggiunge mai da questo lato, dato che i parcheggi per le auto si trovano tutti dalla parte opposta.

Arrivare ad Assisi a piedi da Valfabbrica è come approdare in un’isola in mezzo all’oceano. L’emozione è tutta diversa, la città si protende per accoglierti ma anche metterti in guardia e poi, di colpo, varcata porta San Giacomo, si schiude la meraviglia del porticato della basilica.

Salendo ancora verso piazza San Francesco saranno la luce, il vento e un cielo che fa sempre pensare a qualcosa di altissimo, a restituire quel senso di compiutezza, di fatica risarcita, alla nostra piccola impresa di pellegrini laici. Pellegrini di un altro tempo, ma degli stessi luoghi di Francesco.

Dove dormire
Ospitalità a offerta libera

Gubbio
Nel centro storico, i frati del complesso di San Francesco mettono a disposizione la foresteria del convento e l’Oratorio Don Bosco offre ospitalità a singoli o gruppi, ampio giardino e cortile.
accoglienzasanfrancescogubbio@gmail.com
oratoriodigubbio@libero.it

Valfabbrica
L’Ostello francescano è gestito da Anna Rita, che cucina anche ottimi pasti per gli ospiti a 12 euro. A Casa Betania, nella parrocchia di Santa Maria Assunta, le suore offrono 27 posti letto per singoli o gruppi autogestiti.
ilsentierodifrancesco.it
betaniavalfabbrica@gmail.com

Assisi
L’Ostello Fontemaggio è a dieci minuti dal centro e immerso nel verde. Si dorme in camere private o in una sala comune da 40 posti.
fontemaggio.it


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