Confronti

Il papa Francesco sta cambiando la chiesa cattolica?

Ha attaccato le forze conservatrici all’interno della chiesa e ha diffuso un messaggio progressista in una fase di chiusura

Dieci anni fa, parlando per la prima volta ai fedeli radunati in piazza San Pietro, papa Francesco disse che il conclave lo aveva eletto andando “a prenderlo alla fine del mondo”. Con quella battuta autoironica, il cardinale argentino aveva fatto capire che il suo papato sarebbe stato diverso da tutti quelli che lo avevano preceduto. Scegliendo di vivere in una residenza modesta situata al confine del territorio del Vaticano invece che negli appartamenti del palazzo apostolico, il papa si era presentato come un paladino degli emarginati.

Dieci anni dopo, quello stesso atteggiamento lo ha reso una delle voci morali indispensabili del nostro tempo. Sui temi più importanti di un’epoca complicata – la crisi dei rifugiati, l’emergenza climatica e le ingiustizie economiche – il primo papa non europeo dell’era moderna ha condotto una difesa energica dei valori universali.

Juba, Sud Sudan, 4 febbraio 2023 (Tiziana Fabi, Afp/Getty)

A proposito delle migrazioni, è stato spesso profetico e ha parlato in modo più chiaro e deciso di molti politici progressisti. Durante una visita sull’isola greca di Lesbo, nel 2016, ha detto davanti ai cattolici locali: “L’Europa è la patria dei diritti umani e chiunque metta piede in terra europea dovrebbe poterlo sperimentare”. Oggi, mentre s’impongono le idee di chi vuole fare del continente una fortezza, Regno Unito in testa, quel messaggio resta molto attuale.

Criticando gli appetiti economici illimitati dell’occidente, l’enciclica del 2015 sull’ambiente intitolata Laudato si’ ha tracciato un parallelo vitale tra il destino dei poveri del mondo e quello delle regioni più colpite dall’emergenza climatica. Anche in quel caso Francesco si è concentrato sull’esigenza di solidarietà nei confronti delle regioni e dei popoli che si trovano lontano dai centri del potere e della ric­chezza.

Ha attaccato i bastioni tradizionalisti all’interno della chiesa, con memorabili e ripetuti rimproveri alla curia romana sul tema dell’umiltà. Il sinodo in corso, incentrato sulla sinodalità (una convocazione di portata mai vista delle chiese cattoliche di tutto il mondo), vuole intaccare ulteriormente l’idea di un’istituzione di tipo monarchico.

Su temi come i rapporti tra persone dello stesso sesso, la condizione dei divorziati e la possibilità di risposarsi, il papa ha voluto mettere l’impegno pastorale e l’empatia davanti alla rigidità dottrinale, la carità davanti al giudizio. È passata alla storia la sua risposta data a un giornalista che gli aveva chiesto cosa pensasse dei rapporti tra persone dello stesso sesso: “Chi sono io per giudicare?”.

Dopo decenni segnati dall’ortodossia conservatrice di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, la scelta di Francesco è stata assolutamente coraggiosa, come dimostra la risposta furiosa dei vescovi conservatori, soprattutto negli Stati Uniti.

Poco dopo l’insediamento, il sito di gossip statunitense Gawker lo aveva definito “il nuovo papa fico”. Ma questo non significa che Francesco, che ha 86 anni, possa essere considerato una sorta di apostolo anomalo dell’illuminismo liberale e secolare. E non possiamo neanche dimenticare i suoi errori e i suoi passi falsi. Ha ammesso di aver sbagliato molto nella gestione della crisi degli abusi sessuali, che ha coperto di vergogna la chiesa in tutto il mondo, mentre tanti fedeli continuano a rimproverargli la mancanza di progressi sul ruolo delle donne all’interno della chiesa.

Eppure, in un momento in cui la globalizzazione e il malcontento stanno alimentando una nuova tendenza alla chiusura nella politica dei paesi ricchi, l’invito radicale di Francesco all’inclusione e alla solidarietà offre un contrappunto essenziale. ◆ as

The Guardian è un quotidiano britannico, fondato nel 1821.

Durante il suo pontificato la condizione degli omosessuali e delle donne nella chiesa cattolica non è migliorata. E non è stata affrontata davvero la piaga degli abusi sessuali

L’anniversario dell’elezione di un papa non è un evento che passa inosservato, soprattutto se si parla del pontificato di Jorge Mario Bergoglio, il primo papa latinoamericano. Bergoglio, che ha preso il nome di Francesco, si è insediato dopo le dimissioni di Benedetto XVI e ha subito detto di voler avviare delle riforme nell’ultima monarchia assoluta del continente europeo.

La sua dottrina ha prodotto tre encicliche: Lumen fidei, sulla fede; Laudato si’, sulla cura della casa comune; e Fratelli tutti, sulla fraternità e la concordia sociale, ennesimo esempio della tradizionale ipocrisia e della doppia morale del cattolicesimo.

Se si aggiungono cinque esortazioni, più di venti lettere e sei costituzioni apostoliche, si può dire che la sua produzione intellettuale è stata generosa. Ma si basa comunque sulla decadente ideologia clericale di documenti precedenti. In questi scritti c’è una forte dicotomia tra le dichiarazioni pubbliche del papa e quello che succede nell’istituzione da lui guidata. Pensiamo alla situazione della comunità gay, maggioranza all’interno del clero, e a quella delle donne.

Sotto la guida di Francesco la struttura e l’organizzazione della chiesa cattolica sono state riformate, in primo luogo attraverso la costituzione apostolica Praedicate evangelium, che si occupa della curia romana e del suo servizio alla chiesa nel mondo. Questo testo conferma il modello monarchico-sacerdotale, gerarchico, discriminatorio e anticristiano, lo stesso con cui il cattolicesimo ha tradito il cristianesimo originario, orizzontale e ugualitario.

Sono stati riformati anche alcuni aspetti economici e finanziari. Uno dei più grandi stati capitalisti e miliardari del pianeta, dotato perfino di una banca centrale, proprietario di un grande patrimonio mobiliare e immobiliare, con asset finanziari, azioni, investimenti in borse e mercati, erede di un passato vergognoso, ha dovuto sforzarsi di essere un po’ più trasparente: un ossimoro per la chiesa cattolica.

La piaga degli abusi sessuali nel clero si è ammantata di una parvenza di trasparenza. Con l’obiettivo di dare una risposta alle vittime, ai sopravvissuti e all’opinione pubblica, sono stati scritti documenti, protocolli e vademecum per blindare l’istituzione. In questi testi non si parla mai di diritti umani.

Passando al rapporto con il mondo, Francesco ha continuato la tradizione dei viaggi apostolici, un esempio di politica internazionale in cui la religione è usata per difendere gli interessi economici e politici della chiesa. Lo strumento dei viaggi apostolici è legato anche al clericalismo, sostenuto da Francesco per mantenere una presenza in quei paesi laici che rifiutano la tradizione invasiva e totalitaria della chiesa, e per influenzare direttamente la politica interna di quelli in cui le istituzioni sono più deboli, come l’Argentina.

Merita un discorso a parte l’analisi del rapporto del papa con i leader politici argentini. In questo caso il clericalismo emerge in tutta la sua forza. Quando era cardinale di Buenos Aires ha avuto contrasti con Néstor Kirchner, presidente dal 2003 al 2007, che considerava Bergoglio “il capo dell’opposizione”. Francesco ha avuto un rapporto ambiguo con gli altri capi di stato, sempre con l’obiettivo di ostacolare progetti di legge laici, provvedimenti di governo o sentenze giudiziarie.

A dieci anni dall’elezione del papa argentino, le ombre sono più delle luci. Ci sono stati pochi progressi in termini di diritti per i cattolici all’interno dell’istituzione. Non ci sono stati cambiamenti nel modello istituzionale monarchico-sacerdotale, nella dottrina morale repressiva, nell’antropologia negativa e nella liturgia banale e ripetitiva.

Il cattolicesimo rimane la stessa religione triste e pessimista di sempre, in cui le persone sono prese di mira da una classe dirigente clericale sempre più obsoleta. Nel frattempo, nella sfera pubblica, continua la nefasta tendenza a usare lo stato per ottenere fondi o per influenzare le sue politiche sociali.

Forse in quanto “figlio della chiesa”, come dice il papa, sarà esentato dalla prova testimoniale, nel senso che il cattolicesimo, anche con Francesco, non ha nulla di cristiano da dire. ◆ fr

Carlos Lombardi è uno studioso argentino di diritto canonico e avvocato delle vittime di abusi sessuali nella chiesa cattolica.

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1503 - 17 marzo 2023
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