Cultura Schermi
A Chiara
Swamy Rotolo, Claudio Rotolo
Italia / Francia / Svezia 2021, 121’. In sala
A Chiara (dr)

Dopo aver sviluppato un particolare genere di neo-neorealismo immersivo con due film innovativi e toccanti (Mediterranea e A Ciambra), il regista italoamericano Jonas Carpignano sfida i suoi limiti creativi con quello che lui stesso ha detto essere il capitolo finale di una trilogia ambientata a Gioia Tauro, città calabrese assediata da criminalità organizzata e crisi economica. Il film ruota intorno alla figura di Chiara, una ragazza di 15 anni che fa parte di una famiglia apparentemente felice e tranquilla. Poi però si scopre che suo padre ha dei segreti. Carpignano affina alcune tecniche già sperimentate. Lavora con un talento brillante e non “ammaestrato” (Swamy Rotolo) e lo circonda di familiari che interpretano loro stessi o personaggi inventati. A tratti il film sembra non all’altezza della sua stessa ambizione, ma l’intensità di Swamy Rotolo e la dedizione della storia al personaggio spazzano via ogni dubbio. Lee Marshall, Screen Daily

La scuola cattolica
Emanuele Maria Di Stefano, Benedetta Porcaroli, Valeria Golino, Riccardo Scamarcio
Italia 2021, 106’. In sala
La scuola cattolica (dr)

La scuola cattolica

“Dopo quell’estate niente sarebbe stato lo stesso”, dice il protagonista Edo (Emanuele Maria Di Stefano), all’inizio della Scuola cattolica di Stefano Mordini, ricostruzione inquietantemente gradevole da vedere e stilisticamente raffinata degli eventi che condurranno al brutale delitto noto come “massacro del Circeo”. Un inizio curiosamente leggero per un film che si concluderà con una sequenza piuttosto lunga di torture e violenze sessuali e che mette in evidenza una fastidiosa contraddizione che Mordini non risolve mai tra l’atmosfera malinconica perfettamente ricreata di una storia di formazione (quello che il film è per lo più) e il sadismo horror diretto e macabro di un true crime (in cui il film improvvisamente si trasforma). I ragazzi che massacrano e violentano due malcapitate sono prodotti di un particolare ambiente sociale o sono semplicemente mostri che agiscono sulla base d’impulsi folli? Oscillando tra queste due visioni il film non è né carne né pesce. La scuola cattolica parla di un evento che ha sconvolto e forse cambiato per sempre la società italiana, ma stranamente lo fa disinteressandosi delle due persone la cui vita fu davvero colpita, ovvero le due vittime del massacro. Jessica Kiang, Variety

Respect
Jennifer Hudson, Forest Whitaker, Marlon Wayans
Canada / Stati Uniti 2021, 126’. In sala

Prima o poi a Hollywood la finiranno di ridurre le biografie di esseri umani a manifesti motivazionali. Fino ad allora avremo Respect: una riscrittura patinata della vita di Aretha Franklin che spazza via tutta la sua umanità per rimpiazzarla con una comoda struttura in due atti. Nel mondo della sceneggiatura scritta da Tracey Scott Wilson, Aretha (Jennifer Hudson) prima è una bambina traumatizzata che viene dal nulla e diventa la celebrata regina del soul, poi è un’alcolista che tiene a bada la sua dipendenza per creare il suo più grande (e personale) successo, cioè Amazing grace, del 1972. E anche se il talento di Aretha è chiaramente riconosciuto, si fatica a definirla al di là degli uomini che l’hanno fatta soffrire. Infine Respect non si fa un favore banalizzando abusi e malattie mentali nel tentativo di essere un film gradevole. Clarisse Loughrey, Independent

L’uomo che vendette la sua pelle
Yahya Mahayni, Dea Liane
Tunisia / Francia / Belgio, Germania / Svezia 2020, 90’. In sala

Rifugiato in Libano dopo la fuga dalla Siria, Sam (Yahya Mahayni) vuole a tutti i costi ricongiungersi con la fidanzata Abeer (Dea Liane), spinta dalla sua ricca famiglia verso un matrimonio con un diplomatico che vive a Bruxelles. A Beirut Sam conosce un artista belga che gli offre un “passaggio” in Europa se Sam accetterà di diventare parte di una sua installazione. Sulla carta l’idea di un patto faustiano tra un artista ricchissimo e un povero rifugiato funziona perfettamente. E le questioni che solleva L’uomo che vendette la sua pelle, tra cui il cinismo dell’arte contemporanea, sono appassionanti. Ma purtroppo il film non mantiene tutte le sue promesse. Hubert Heyrendt, La Libre Belgique

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1430 - 8 ottobre 2021
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