Cultura Schermi
Una madre, una figlia
Achouackh Abakar, Rihane Khalil Alio
Francia / Ciad / Germania / Belgio 2021, 88’. In sala
Una madre, una figlia (dr)

In un cortile polveroso Amina (Achouackh Abakar) estrae dei fili di metallo da copertoni usati. Con questo materiale recuperato crea dei fornelletti che rivende nei mercati e per le strade di N’Djamena, capitale del Ciad. L’ingegno contro la povertà, il duro lavoro contro la precarietà. In pochi tratti Mahamat-Saleh Haroun dipinge la vita quotidiana della stragrande maggioranza degli abitanti delle città a sud del Sahara. Ma Amina non è una donna come tutte le altre. Intanto perché vuole che la figlia Maria (Rihane Khalil Alio) frequenti il liceo, ma soprattutto perché l’ha ostinatamente cresciuta da sola, pagando a caro prezzo il suo desiderio d’indipendenza. Quando Maria, rimasta incinta, è allontanata dalla scuola, Amina traccia per lei una strada difficile: un aborto (illegale nel paese) che possa evitarle il destino sofferto dalla madre. Con semplicità brutale, ma non senza lirismo, il film descrive un mondo in cui gli uomini sono ostacoli o minacce alla libertà delle donne. A loro si contrappongono i gesti, piccoli o spettacolari, delle donne. Oltre alla forza delle interpretazioni, il film sfugge alle trappole didascaliche grazie all’energia, alla rabbia e all’eleganza che Mahamat-Saleh Haroun riesce a dispensare.
Thomas Sotinel, Le Monde

Sundown
Tim Roth, Iazua Larios, Charlotte Gainsbourg
Francia / Messico / Svezia 2021, 82’. In sala
Sundown (dr)

Tim Roth interpreta Neil, un londinese di mezza età apparentemente in vacanza ad Acapulco con moglie e figli. Piccolo spoiler: in realtà si tratta della sorella e dei suoi nipoti. Quando una telefonata li avverte che la loro madre sta per morire, corrono tutti all’aeroporto, ma all’ultimo Neil dice di aver perso il passaporto e rimane in Messico. Promette di seguirli, ma in realtà torna in città, prende una stanza in un hotel economico e comincia a indugiare in un languido stato di ozio. Le sue motivazioni sono sconosciute. Quando la sorella riesce a parlargli, Neil è sfuggente. Non dà spiegazioni né dà l’impressione di voler fare qualcosa che non sia aspettare il momento per bere un’altra birretta. Per qualcuno l’indolenza di Neil potrebbe sembrare esasperante, ma è buffo vedere qualcuno così ostinato a non voler fare nulla, e anche un film così ostinato nel mostrarcelo. Alla fine il mistero che avvolge Neil sarà spiegato ma non sarebbe giusto anticipare qualcosa, visto che uno dei piaceri maggiori di Sundown è che risulta impossibile capire dove andrà a parare. Si può dire invece che alcuni temi che sicuramente interessano Michel Franco sono la violenza, le inquietudini sociali, il rapporto con le autorità. E senz’altro il regista di Nuevo orden è preoccupato dell’abisso che divide ricchi e poveri.
Nicholas Barber, IndieWire

Storia di mia moglie
Léa Seydoux, Gijs Naber, Louis Garrel
Ungheria / Francia / Germania / Italia 2021, 169’. In sala

La coppia, la fusione di due esseri, l’amore, le differenze tra i sessi: l’ungherese Ildikó Enyedi ha una curiosità vorace per uomini e donne. L’aveva già mostrato nell’audace Corpo e anima, Orso d’oro a Berlino nel 2017. Quel riconoscimento ha permesso a questa regista discreta di cimentarsi in un film ambizioso, adattamento di un romanzo di culto del suo connazionale Milán Füst. Nell’Europa degli anni venti (resa quasi senza tempo da una sceneggiatura che gioca moltissimo sul piano dell’intimità), Jakob (Gijs Naber), un capitano di lungo corso olandese, scommette con un amico che sposerà la prima donna che incontreranno. Così entra in scena Lizzy (Léa Seydoux), bellissima parigina. Dopo il matrimonio, un po’ per volta, Jakob smette di navigare, Lizzy è diventata la sua unica odissea, ma il capitano non tiene più in mano il timone. La regista conduce il suo protagonista in un mare agitato. Senza cedere al dramma borghese crea un universo romanzesco di grande ricchezza e senza cedere a facili scorciatoie punta a cogliere le criticità attuali dei rapporti di potere tra i due sessi. Grazie ad attori straordinari esplora la fragile solidità maschile e mette in luce i contrasti della femminilità: Lizzy è un’eroina spontanea e indecifrabile, amorevole e distante, colpevole e innocente. E Louis Garrel dà corpo all’insidia perfetta in quell’incrocio pericoloso che è il matrimonio.
Frédéric Strauss, Télérama

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1456 - 15 aprile 2022
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