Cultura Suoni
Red moon in Venus
Kali Uchis (Cho Gi-Seok)

Il debutto della cantante colombiano-statunitense Kali Uchis, intitolato Isolation, si è imposto come uno dei migliori album del 2018. Da allora la sua carriera è stata in continua ascesa grazie ad apparizioni come ospite dei Gorillaz, dei Little Dragon, del rapper Mac Miller e altri. Uchis ha consolidato il suo percorso nel disco in spagnolo Sin miedo (del amor y otros demonios) e il successo del singolo Telepatía. Il suo terzo album segue questa traiettoria, ma torna all’inglese e si concentra su un rnb caldo e moderno. Nel corso di tutto il disco la cantante emana tranquillità e sensualità. La maggior parte dei brani dura meno di tre minuti, ma mano a mano che il disco va avanti le canzoni non reggono sempre il passo delle atmosfere ben costruite. E se gli ascoltatori non si stanno dedicando all’attività per cui questo album sembra progettato, cioè il sesso, il loro interesse potrebbe calare. Tra i momenti salienti c’è lo space-funk di Worth the wait e la ballata trip hop Blue. Ma, a differenza degli album precedenti, Red moon in Venus è più un unico flusso sensuale di suoni che una raccolta di canzoni.
Thomas H Green, The Arts Desk

in/Flux
Anna B Savage (Katie Silvester)

Nel suo nuovo album la londinese Anna B Savage è interessata a dissezionare la fine di una relazione tossica e dolorosa. Ma nel corso di in/Flux si capisce che in questo disco non si descrive nei dettagli cos’è successo, ma si parla dell’incapacità di lasciarsi la vicenda alle spalle. in/Flux affronta il groviglio di emozioni terribili che consumano e creano dipendenza, così grandi da non sapere bene come affrontarle. Anna B Savage però non cerca di districarle, ma le racconta con una straordinaria abilità e profondità. Anche quando i brani virano verso ritmi più sereni, l’ansia e il panico s’insinuano in maniera sottile. Prendiamo Say my name, che lentamente si trasforma in un turbinio musicale snervante e intenso mentre Savage implora “presto, qualcuno dica il mio nome”. Per la maggior parte del tempo la scrittura della cantautrice fa appello alle forze della natura, invocando il pericoloso conforto di elementi selvaggi. Il suo immaginario è femminile, enfatico, feroce e contenuto in una dimensione tra il sogno e la realtà. Nel brano di apertura, The ghost, Savage riesce nell’impresa di rendere poetiche le unghie dei piedi e segna uno dei momenti più emotivi del disco. A una prima impressione in/Flux sembra alienante e inquietante ma richiede più ascolti, perché con determinazione, passione e istinto di sopravvivenza, gli stessi sentimenti di cui parla il disco, ci arrenderemo alla sua eccellenza.
Ims Taylor, The Line of Best Fit

Casella: Concerto per orchestra, A notte alta, frammenti sinfonici da La donna serpente

Alfredo Casella (1883-1947) compose il suo concerto per orchestra nel 1937 su commissione dell’orchestra del Concertgebouw di Amsterdam, diretta da Willem Mengelberg. All’epoca le composizioni con quel titolo erano poche. La più famosa era probabilmente quella di Paul Hindemith, e l’energia neobarocca di Casella la fa venire in mente, però è più allegra, lirica e decisamente melodica. Perché non faccia parte del repertorio è un vero mistero. A notte alta è un poema sinfonico per piano e orchestra, e un lavoro analogo potrebbe essere Verklärte Nacht di Schönberg: musica evocativa, impressionistica, notturna, misteriosa e sensuale. I frammenti dall’opera La donna serpente invece sono arguti, esotici e sfoggiano un’orchestrazione piena di colori. La trama dell’opera è tratta da una commedia di Goldoni e l’unico problema di questi pezzi è che sono davvero molto frammentari. Ma non è proprio il caso di lamentarsi: l’esecuzione, come quelle del resto del disco, è splendida. Tra i compositori indiscutibilmente grandi del novecento, Casella rimane uno dei più dimenticati. Farne la conoscenza è un dovere che abbiamo tutti.
David Hurwitz, ClassicsToday

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1501 - 3 marzo 2023
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