Cultura Suoni
The weightless hour
Juanita Stein (Dr)

A quattro anni dall’album precedente, Juanita Stein sta rivedendo il suo modo di fare musica. In The weightless hour ha deciso di ridimensionare gli arrangiamenti, mettendo la voce al centro e lasciando che gli spazi vuoti siano riempiti solo dal riverbero e dalla chitarra. Anche se questi arrangiamenti sono semplici, non sono mai rarefatti. Nonostante il minimalismo, la produzione è sfruttata per sottolineare quello che c’è invece di concentrarsi su ciò che manca. Anche nei testi la cantautrice australiana privilegia frasi chiare e asciutte. È la sua voce che ci guida nelle diverse emozioni che attraversano i brani. Motionless è il cuore pulsante del disco, grazie a cui capiamo quanto sia stato fondamentale per l’artista scegliere la semplicità per mostrare tutta la sua vulnerabilità e lasciare che voce e chitarra suonino in maniera così grandiosa.
Amanda Farah,
The Quietus

Vėjula
Merope (Tina Lewis Herbots)

Se siamo fortunati e viviamo abbastanza a lungo, creiamo bellissimi ricordi che si deformano e, alla fine, svaniscono completamente. Con Vėjula i Merope, il progetto folk sperimentale lituano-belga guidato dai polistrumentisti Indrė Jurgelevičiūtė e Bert Cools, fanno leva su questa bella devastazione. Il duo si avvicina a ogni suono con curiosità, arrangiando le canzoni con la cura di chi progetta una scatola d’ombre. Vėjula è il quinto album dei Merope, ma il primo ad abbracciare pienamente le loro inclinazioni new age. Jurgelevičiūtė e Cools hanno realizzato la gran parte di Vėjula da soli, ma hanno invitato collaboratori come Shahzad Ismaily, Laraaji e Bill Frisell. Gli elementi costitutivi di ogni composizione dei Merope sono la voce di Jurgelevičiūtė e il kanklės, uno strumento a corde lituano tradizionalmente associato alla protezione dalla morte e dagli spiriti maligni. Si è tentati di etichettare l’eleganza di Vėjula come musica ambient, ma sarebbe un cattivo servizio al modo in cui queste canzoni si sviluppano. L’album non è pensato per rimanere sullo sfondo, c’è troppo movimento e gli arrangiamenti sono troppo irrequieti. Namopi, in cui spicca la cetra elettronica di Laraaji, si apre lentamente in una scintillante cascata di suoni. Quando dopo circa tre minuti tutti gli elementi si spengono, è come quando s’incontra il primo semaforo dopo un lungo viaggio in auto. Ogni brano di Vėjula offre una possibilità di trascendenza, anche se solo per un momento. Perfino gli scorci più rapidi sull’aldilà sono rivelatori. Questo è un disco denso, ma gradito e necessario.
Dash Lewis, Pitchfork

I festeggiamenti per il centocinquantesimo anniversario di Maurice Ravel del 2025 cominciano in anticipo con questo cofanetto di François-Xavier Poizat, sei cd con le opere complete del compositore che coinvolgono il pianoforte: ci sono tutti i pezzi solisti e da camera, i concerti e la musica vocale. È una collezione sbalorditiva. L’arte di Poizat incarna le migliori qualità che caratterizzano i più grandi interpreti di Ravel: il fraseggio limpido del pianista non sacrifica mai la spina dorsale ritmica, mentre ascoltare la sua trasparenza scintillante è come vedere un dipinto impressionista dopo un intervento di conservazione e pulizia. Le opere per pianoforte solo abbondano di rivelazioni. I valori estetici del violinista Michael Foyle si sposano con quelli di Poizat a ogni livello nella lettura delle due sonate e di Tzigane, per non parlare di una delle versioni più lucide del trio in la minore mai registrate. C’è anche una sensazionale panoramica delle canzoni di Ravel, e il libretto di 124 pagine ne comprende i testi completi. Se vi piace Ravel non dovete perdervi questa importante uscita.
Jed Distler, Gramophone

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1593 - 13 dicembre 2024
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