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La corsa all’intelligenza artificiale

Un negozio di robot a Changsha, in Cina, il 28 agosto 2016. (Zhong Zhenbin, Anadolu Agency/Ansa)

Ogni anno centinaia di ricercatori provenienti da tutto il mondo si ritrovano alla riunione dell’Associazione per la promozione dell’intelligenza artificiale. L’anno scorso, quando è stato annunciato che l’incontro del 2017 si sarebbe svolto a New Orleans alla fine di gennaio, è sorto un problema: le date coincidevano con il capodanno cinese. I ricercatori provenienti dalla Cina sono ormai una presenza così importante per l’associazione, che si è deciso di spostare la data e il luogo.

Alla fine la conferenza si è tenuta a febbraio a San Francisco e, come previsto, la Cina ha avuto un ruolo di primo piano: dal paese asiatico e dagli Stati Uniti è arrivato praticamente lo stesso numero di studi accettati. Ma l’interesse per l’intelligenza artificiale non riguarda solo il mondo accademico: in Cina anche le aziende scommettono su questo settore della ricerca. Baidu (un motore di ricerca paragonabile a Google), Didi (spesso paragonato a Uber) e Tencent (che ha realizzato l’app di messaggistica WeChat) hanno dei laboratori di ricerca per l’intelligenza artificiale.

Queste aziende contano milioni di clienti, di conseguenza hanno accesso a enormi quantità di dati utili per addestrare l’intelligenza artificiale a riconoscere degli schemi di comportamento. Nel prossimo futuro l’intelligenza artificiale potrebbe essere alla base di molte tecnologie, dal riconoscimento facciale alle auto che si guidano da sole. “Faccio fatica a trovare un campo che non potremo trasformare grazie all’intelligenza artificiale”, spiega Andrew Ng, capo scienziato di Baidu (il 22 marzo Ng ha annunciato che lascerà l’azienda).

Le aziende statunitensi possono solo sognare il livello di coinvolgimento degli utenti cinesi che usano WeChat

In passato Ng è stato tra i fondatori dell’azienda specializzata in tecnologia didattica Coursera e di Google Brain, il progetto di apprendimento profondo dell’azienda californiana. Oggi dirige la ricerca di Baidu sull’intelligenza artificiale da Sunnyvale, in California. Il successo della Cina è dovuto in parte agli investimenti che il governo ha fatto in campo scientifico nelle università: nell’ultimo decennio sono aumentati, in media, di più del 10 per cento all’anno.

Anche le aziende tecnologiche partecipano agli investimenti per la ricerca accademica. All’università scientifica di Hong Kong il ricercatore Qiang Yang collabora con Tencent, che finanzia alcune borse di studio per gli studenti del suo laboratorio. Questi hanno accesso a montagne di dati provenienti da WeChat, e in cambio Tencent ha a disposizione le ricerche che emergono dai laboratori universitari.

Asimmetria linguistica
Ma nonostante la forte crescita della ricerca in Cina, i lavori più innovativi arrivano ancora dai ricercatori statunitensi. “Le idee migliori su come cambiare l’architettura delle reti arrivano dagli Stati Uniti”, afferma Ng. I cinesi, però, sono più bravi a impadronirsi di un’idea e a produrre articoli sulle sue diverse applicazioni. C’è poi la questione linguistica: i ricercatori cinesi di solito parlano inglese e possono accedere alla ricerca prodotta all’estero, mentre i ricercatori che parlano inglese raramente hanno accesso alla ricerca cinese.

Ng spiega anche che Baidu ha creato una traduzione automatica basata sulla rete neurale ottenendo ottimi risultati, ma la stessa ricerca fatta da Google e Microsoft ha ottenuto molta più pubblicità. Inoltre le aziende cinesi sono più veloci, probabilmente perché il mercato cinese è estremamente competitivo.

WeChat, per esempio, ha una serie di funzioni (chat, pagamenti, social network) che la rendono indispensabile nella vita quotidiana dei cinesi. Le aziende statunitensi possono solo sognare un simile livello di coinvolgimento da parte degli utenti.

L’Associazione per la promozione dell’intelligenza artificiale ha capito che non può rinunciare al contributo dei ricercatori cinesi. La data del capodanno cinese cambia ogni anno, ma è sempre a gennaio o febbraio. Di certo non coinciderà più con la riunione annuale degli esperti di intelligenza artificiale di tutto il mondo.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è stato pubblicato il 24 marzo 2017 a pagina 107 di Internazionale con il titolo “La corsa all’intelligenza artificiale”. Compra questo numero | Abbonati

Una versione di questo articolo è uscita il 16 febbraio 2017 su The Atlantic.

This article was originally published on The Atlantic. Click here to view the original. © 2017. All rights reserved. Distributed by Tribune Content Agency.

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