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Geopolitica dell’app

Una pubblicità dell’app Tik Tok a Shanghai, Cina, il 6 luglio 2019. (Imaginechina/Ap/Ansa)

Conoscete Tik Tok e FaceApp? Se non ne avete mai sentito parlare vi basterà chiedere al primo adolescente che trovate a tiro, perché molto probabilmente usa una o entrambe le app per smartphone che oggi vanno per la maggiore.

Tik Tok, una rete per la condivisione di video, ha superato quest’anno il miliardo di utenti in tutto il mondo. La usa un terzo degli adolescenti francesi. FaceApp ha invaso recentemente la rete con un sistema basato sull’intelligenza artificiale che permette di “invecchiare” di trent’anni un volto contenuto in una fotografia. Al di là delle polemiche suscitate dalle due applicazioni, la novità risiede nel loro paese d’origine: la Cina per Tik Tok, la Russia per FaceApp.

Finora non era mai accaduto che servizi provenienti dai due paesi ottenessero un successo simile su scala mondiale.

Fuori della Silicon valley
La Cina domina il settore dell’hardware – fabbricazione di prodotti digitali, smartphone, tablet, computer e apparecchi per le telecomunicazioni – ma i suoi giganti dei servizi come il motore di ricerca Baidu o l’applicazione multiuso WeChat non riescono a superare i confini nazionali, anche se spesso sono più innovativi degli equivalenti occidentali. Alla Russia dobbiamo indirettamente il servizio di messaggeria Telegram, molto popolare tra i politici francesi, ma i suoi fondatori, i fratelli russi Pavel e Nikolaj Durov, hanno creato il servizio a Berlino dopo essere stati privati della loro piattaforma VKontakt da Vladimir Putin, nel 2014. Siamo insomma davanti a una svolta nella breve storia della rivoluzione digitale, in un momento particolare.

Sia Tik Tok sia FaceApp nascono da innovazioni imprenditoriali che un tempo erano appannaggio esclusivo della Silicon valley. Tik Tok è stata lanciata dalla start up cinese ByteDance, il cui valore oggi supera quello di Uber e che conta tra i suoi azionisti la giapponese SoftBank.

La capacità di innovazione potrebbe essere in parte all’origine di tensioni internazionali

Il fondatore di FaceApp, Yaroslav Goncharov, ha seguito il percorso classico di un informatico: laureato all’università di San Pietroburgo e reclutato dalla Microsoft negli Stati Uniti prima di tornare in Russia, dove è diventato un imprenditore seriale a Skolkovo, la Silicon valley russa a una cinquantina di chilometri da Mosca lanciata nel 2009 dal presidente Dimitri Medvedev e mai presa davvero sul serio nel resto del mondo.

Questa diffusione della cultura dell’innovazione potrebbe essere considerata come la nuova tappa della globalizzazione dopo la delocalizzazione della produzione di oggetti inventati e sviluppati nel vecchio mondo industriale. Ed è qui che sorgono i problemi geopolitici: la capacità di innovazione, di cui Tik Tok e FaceApp sono solo la parte visibile e ludica, potrebbe essere in parte all’origine delle tensioni internazionali.

Come sulla Luna
Dalla fine degli anni cinquanta, gli statunitensi sono ossessionati dal “momento Sputnik”, ovvero dalla possibilità che un’altra potenza li superi in un settore tecnologico fondamentale, come accaduto con il lancio da parte dell’Unione Sovietica del primo apparecchio in orbita attorno alla Terra.

Un anno dopo il lancio dello Sputink, il presidente Eisenhower creò il Darpa, un istituto di ricerca del dipartimento della difesa, con l’obiettivo di conquistare un vantaggio nel campo delle tecnologie di rottura. Oggi questo vantaggio è minacciato in nuovi settori come l’intelligenza artificiale, che permette di sviluppare FaceApp ma anche, potenzialmente, le armi del domani. Questa è la storia che raccontano, senza volerlo, due applicazioni che appassionano gli adolescenti di tutto il mondo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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