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L’offensiva russa di Emmanuel Macron non convince gli alleati

Vladimir Putin ed Emmanuel Macron arrivano per il vertice sull’Ucraina all’Eliseo, Parigi, 9 dicembre 2019. (Ian Langsdon, Reuters/Contrasto)

Da quando ha lanciato la sua iniziativa diplomatica verso la Russia, alla fine dell’estate scorsa, Emmanuel Macron si è scontrato contro un muro di scetticismo, se non addirittura di ostilità. Nel fine settimana il presidente francese era l’ospite d’onore della conferenza sulla sicurezza di Monaco, l’appuntamento annuale dell’élite della sicurezza mondiale. L’argomento Russia, inevitabilmente, è stato affrontato e Macron ha illustrato la sua strategia. Ma è riuscito a convincere? Le possibilità erano scarse già in partenza.

La “svolta” di Emmanuel Macron ha sorpreso tutti quelli che ricordano ancora il suo primo incontro con Vladimir Putin, al castello di Versailles, poco dopo la sua elezione nel 2017 segnata dai sospetti di un’ingerenza da parte di Mosca. Ma da allora molta acqua è passata sotto i ponti. Macron, per esempio, ha riconosciuto che le sanzioni occidentali contro la Russia non funzionano, anzi la spingono ancora di più tra le braccia della Cina.

Passo dopo passo, Macron cerca di avvicinarsi a una Russia che continua a essere considerata troppo aggressiva – in Europa orientale e in Medio Oriente, come dimostra il caso di Idlib – e poco disposta a pagare il prezzo di un’intesa con l’occidente.

Macron non riesce a convincere tutti quelli che non credono più in un cambiamento da parte di Putin

Il presidente francese ha messo sul tavolo i primi risultati ottenuti in Ucraina, con il vertice di Parigi organizzato a dicembre insieme a Putin, al presidente ucraino Volodimir Zelensky e alla cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha permesso uno scambio di prigionieri. Un nuovo vertice è previsto tra qualche settimana a Berlino.

Ma tutto questo non è sufficientemente concreto. Di conseguenza il “fronte del no” – in Europa e negli Stati Uniti – può bocciare l’iniziativa francese accusandola di ingenuità, parlando di una “capitolazione di Monaco”, come si sente ripetere spesso.

Emmanuel Macron ha riproposto una sua frase ormai classica: “non sono filorusso e non sono antirusso, sono filoeuropeo”, ma non riesce a convincere tutti quelli che non credono più in un cambiamento da parte di Putin, a cominciare dai rappresentanti del governo polacco (nonostante la recente visita del presidente francese a Varsavia).

Macron va avanti nonostante le critiche e si prepara ad assumersi un rischio calcolato visitando Mosca il 9 maggio per assistere, accanto a Putin e al numero uno cinese Xi Jinping, alla parata per la vittoria sul nazismo. Si tratta di un viaggio delicato alla luce della polemica innescata da Putin quando ha accusato la Polonia di essere responsabile per lo scoppio della seconda guerra mondiale.

Ma soprattutto Emmanuel Macron ha bisogno di mostrare che la sua strategia può funzionare in Ucraina e negli altri confitti “congelati” ai confini dell’Europa, generando scambi economici e una distensione politica nel continente senza sacrificare né la sicurezza dell’Europa né i valori del mondo libero che l’anno scorso Putin ha definito “obsoleti” sulle pagine del Financial Times.

È un compito molto impegnativo per un solo uomo, ed è anche per questo che i partner della Francia continuano a mostrarsi scettici.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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